Chiudendo gli occhi è più facile rivedere l’ultimo spezzone del film che stiamo girando in prima persona nella veste di attore protagonista. Non è tanto la ricerca della trama che ci interessa, già la conosciamo essendone noi gli autori, piuttosto l’occhio cerca quei tanti particolari che ogni volta vanno a riempire la scena, particolari sia in primo piano sia fissati sullo sfondo. Ed ogni particolare ha quel qualcosa di unico e di originale da raccontare, da far ricordare agli altri, fino a giungere al punto di una tale intensità da riuscire a riaccendere nelle persone più sensibili un’emozione sopita a causa del passare del tempo.
Spesso i desideri che ci muovono interiormente nascono da quello che osserviamo ogni giorno, da tutto ciò che i nostri occhi afferrano fuori e conducono interiormente al gradino della consapevolezza. C’è una certa dose, quindi, di influenza che proviene dal paesaggio circostante, dalle più diverse situazioni esistenziali che colpiscono e attirano a loro la nostra attenzione: se sono situazioni positive non fanno altro che stimolare in noi il nascere di desideri di bene e di pace; se situazioni negative, provocano purtroppo desideri di male e di turbamento, nonché di agitazione interiore ed esteriore. Quanto è importante allora il contesto nel quale veniamo a trovarci e ad esistere.
Sullo sfondo della nostra scena esistenziale non manca la presenza soprattutto di quelle persone che, più di qualsiasi altra cosa ed emozione, sanno come interagire con il nostro mondo interiore sia a livello positivo, sia all’esatto suo contrario.
Abbandonati talvolta sul letto delle nostre fatiche, con gli occhi appesi al soffitto della nostra camera, cerchiamo tra le ombre lassù riflesse l’inizio e il senso del nostro stare al mondo. Per partito preso rifuggiamo dalla tentazione dell’inutilità, dal credere di trovarci cioè catapultati dentro a una vita non scelta in prima persona, eppure grigia, senza luce, monotona in più direzioni. Certo, imparando a vivere a un certa distanza di sicurezza dalla moltitudine confusa di chi accerchia il nostro anelito di autorealizzazione, è più facile curare il valore prezioso della propria personale consapevolezza, fino a raggiungere nel tempo un buon livello di maturità personale nella luce, nella gioia, nella serenità e nell’amore.
Talvolta, sostare a distanza di sicurezza dagli altri ci aiuta a dare loro il meglio di noi stessi e da loro ricevere il meglio di se stessi, poiché nell’equilibrio delle relazioni interpersonali è garantita a tutti una buona possibilità di sperimentare il valore sublime, reciproco e redentivo della bellezza.
Una sana nostalgia di noi stessi, della preziosità del nostro vissuto, dei paesaggi interiori ancora incontaminati dal caos della vita, ci sprona a riconoscere con gratitudine come tutti abbiamo permanente bisogno di venire riconciliati con quanto c’è di più vivo e di più importante nell’esistenza di ogni singola persona: le relazioni affettive ed amicali.
Il vero inizio e il vero senso del nostro esistere non è certo nascosto nelle cose, neppure nelle situazioni e nelle esperienze che andiamo a fare nostre una dopo l’altra. Semmai, la risposta al perché dell’inizio e del senso della nostra vita è nascosta all’interno delle relazioni interpersonali, là dove riusciamo a discernere il valore delle persone, le une dalle altre, la colorazione di una storia amicale rispetto al grigiore di una persona cleptomane della preziosità delle nostre persone e dei valori e dei talenti che rendono bella la nostra vita.
E alla fine, quando le cose delle vita propria ed altrui sono chiare dentro e luminose nei propri e altrui occhi, nel rumore delle troppe parole tra le persone, tre parole invece bastano a tutte le altre: ti voglio bene! Da qui ha inizio tutta un’altra storia, un’altra avventura, quella dalle infinite colorazioni dell’amore.