Al tramonto di un sole, tagliato in due da un sottile orizzonte di nuvole, si divide la luce del giorno, tra un cielo in alto infuocato a sera e a terra un paesaggio di prati e alberi via via di colori sempre più bui.
La sera arriva così, in uno spegnersi di luci e suoni, di attività e viaggi, fino a rannicchiarsi tutta dentro il manto della notte, finché non ritorni lo spuntare di un’alba nuova.
È sera anche per chi sfreccia veloce, seduto su un treno, il suo, tra muri di alberi attorno, senza la possibilità di vedere oltre il suo finestrino, a poppa o a prua del suo viaggio, il mistero di un tramonto quadrato all’orizzonte. Più che il treno, più veloci viaggiano i pensieri, quelli che accompagnano dentro il viandante: a ritmo battono in testa, a tratti ribattono nel cuore.
Anche se abituato ad andare in entrambi i sensi di marcia, un treno viaggia sempre verso un dove, verso la metà, rispetto a una partenza, verso il ritorno, rispetto a un luogo visitato, ma mai diventato casa. Su quel treno c’è un mondo in transito, pronto a lasciarsi incontrare dai compagni di viaggio, viandanti a loro volta avanti e indietro sulla stessa strada.
Da quando tutto comincia a finire, sotto sotto ci sia abitua a tutto, anche ai soliti mostri fra la testa e il cuore. Ma c’è bisogno di tempo per ritrovare la vita che vogliamo fianco a fianco, la bellezza della propria storia, le risposte che ancora ci mancano ma che ci parlano già di una possibile vita dedicata tutta alla felicità.