don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore
Anche Dio ha il suo portachiavi

Anche Dio ha il suo portachiavi

Da quando ci ho fatto caso, non mi è mai capitato di incontrare persone che tengano in tasca una manciata di chiavi sciolte, cioè non legate tra loro da qualcosa tipo un filo di spago, un anello o un portachiavi.

A meno che non si tratti di una chiave non nostra, cioè appartenente ad altri, affidataci con uno scopo preciso e in attesa di restituzione, siamo soliti legare a mazzo le chiavi che pratichiamo con maggiore frequenza; una chiave insieme alle altre, pur appartenendo ciascuna a porte e a stanze diverse tra loro, per valore e per preziosità di contenuto. Sta di fatto che, piano piano e per magia, tutte le chiavi diventano importanti, ciascuna acquista un certo grado di preziosità, se non di più, almeno tanto quanto le cose che stanno dietro a quella porta, che solo lei è in grado di aprire e di chiudere.

Di poco valore, oppure griffato secondo la moda e il momento, anche un portachiavi ha la sua rispettabilissima importanza; non solo perché assolve il suo compito di legare saldamente tra loro le chiavi, ma soprattutto perché conduce gradualmente le singole chiavi all’esperienza condivisa dell’unità, fino a diventare appartenenti, ciascuna e tutte insieme, al medesimo mazzo di chiavi.

La stessa logica di raccogliere insieme persone e situazioni diversissime tra loro la usa Dio stesso, in riferimento a quell’esperienza particolare dentro il corso della storia umana che siamo soliti chiamare Chiesa.

Qui, nella Chiesa, il valore dell’unità non è secondario a niente e a nessuno, e nulla e nessuno potrà mai imporre sugli altri il proprio modo di essere e di fare, proprio perché uniti nella Chiesa lo si diventa, lo si è e lo si resta ancora, per volontà e per opera di Dio, ma mai per capacità o per strategica tattica umana. E, pare un controsenso divino, ma nella Chiesa la verità dell’unità è sempre inscindibilmente legata al valore evangelico della libertà.

Così, lungo la via della fede e dell’esperienza a pelle del valore dell’unità, ciascuno inizia a fare i conti con quei verbi che, meglio rispetto ad altri, qualificano la sua appartenenza alla propria Comunità cristiana.

Fra tutti, cinque sono i verbi – ascoltare, conoscere, seguire, celebrare e servire –, da abitare con paziente gradualità, per imparare con altrettanta pazienza a diventare uniti, una sola cosa, nella pluralità delle reciproche libertà evangeliche, raccolti tutti insieme nell’unico portachiavi pensato, forgiato e usato da Dio, quello di nome amore.

Sì, l’amore porta ogni realtà umana che in esso si vuole raccogliere e ritrovare, al processo della fusione e dell’unità nello Spirito, per un’esperienza liberalizzante di Vangelo. Cinque verbi, dunque, in un solo verbo, nell’esperienza unificante delle porte di ecclesialità, attraverso le quali tutti si possono affacciare e introdurre oltre la soglia del grande mistero dell’amore verso Dio, verso le persone e verso la propria Comunità, la Chiesa.

don sergio carettoni