venerdì dopo le ceneri
Non è sempre vero che invecchiando tutto diventa più facile, anzi; invecchiando è sempre più difficile credere in Dio, alla positività comunque della vita, all’inossidabile forza risanante del messaggio evangelico di Gesù. Difficile diventa continuare a credere a una dimensione di paradiso anche per se stessi, nonostante il grigiore di tante giornate vissute in tono minore.
Fin dai primi passi in noi dell’uso della ragione ci siamo impratichiti nella scoperta delle cose di Dio, imparando un’infinità di cose buone. Con lo scorrere del tempo, cioè esperienza dopo esperienza, dalla novità e dal fascino della dimensione religiosa dei primi anni di vita, via via abbiamo attraversato mondi fino ad allora sconosciuti, per diventare capaci di rocciose certezze su tanti aspetti della propria storia personale.
Su altri aspetti della vita, invece, abbiamo avvertito nella profondità del nostro cuore tutto lo sconcerto per la fragilità e per la forza del dubbio. Abbiamo sentito come dentro di noi la forza del male sa scavare in noi gallerie di vuoto, anche nelle cose sacre della fede e dell’esistenza.
Chi ha resistito all’impeto del nulla, chi lo ha fatto anche lungo il sentiero della sua solitudine, è sopravvissuto grazie alla preziosità delle decisioni fondamentali che aveva preso poco prima; scelte e decisioni che ogni giorno aiutano ad affrontare le nuove date del calendario.
E se ogni nuovo giorno deve trovare il coraggio di fronteggiare la pressione delle domande che lo abitano, la pressione della irregolarità delle situazioni in cui nostro malgrado viviamo un po’ tutti, la pressione anche degli errori e delle superficialità commesse, la pressione purtroppo dell’assenza della fede fin dentro la Chiesa…, c’è una verità che da dentro noi stessi ci spinge ad alzare i nostri sguardi, a guardare ancora oltre le linee dell’orizzonte: benché peccatori non siamo insensibili al nostro vero Bene!
Liturgia della Parola:
Is 58,1-9a
Sal 50
Mt 9,14-15
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