sabato
seconda settimana di quaresima
Se per qualcuno è questione di egoismo, per altri è necessità di sopravvivenza desiderare qualcosa di diverso, di più entusiasmante rispetto allo scontato di ogni giorno. La routine non sempre dà garanzie di serenità. Spesso porta con sé anche la monotonia e la pesantezza del tutto sempre uguale, del sempre uniforme, del non c’è mai una gioia.
Eppure, pur sognando qualcosa di diverso, ci sono persone che nella verità delle cose preferiscono una vita altamente tranquilla, senza troppe novità, senza lo scomodo dell’imprevisto e del non gestibile, se non dopo un largo margine d’anticipo, giusto per tenere sotto controllo l’esuberanza di qualcosa di troppo diverso rispetto alle comode abitudini.
Ma qui non si tratta solo di eventi o di avvenimenti riportati con precisione in un’agenda saldamente impugnata da sempre più persone. In ogni routine, desiderata o mal sopportata, entrano in gioco proprio quelle persone che fanno parte della nostra vita. Anche qui, si vorrebbe avere a che fare con gente nuova, almeno una persona al giorno, senza doversi obbligatoriamente confrontare, misurare, gestire relazioni interpersonali, con i soliti compagni di viaggio. Non parliamo, poi, di quelli di casa, o dei colleghi di lavoro, o della cerchia, alla fine altrettanto ristretta, dei vecchi amici… Pure qui c’è chi vuole che le cose restino così come sono; altri agognano qualcosa di finalmente alternativo.
C’è però da riconoscere una verità, spesso fondamentale, la necessità, talvolta anche l’urgenza, di ribaltare la questione del mantenimento della propria routine e spostare l’attenzione dalle proprie confortevoli comodità al bisogno di crescere oltre i limiti auto imposti dal proprio egocentrismo. Qui tutto si gioca alla luce del valore dell’educazione di se stessi a mantenersi attenti anche a ciò che è proprio diverso da sé. La paura di perdere il controllo sull’oggi e sul domani ci fa diventare scioccamente sordi ai richiami della vita, di una nuova vita, e ci toglie la possibilità di un metro in più in quella che è la più fantastica tra le avventure, la vita oltre.
E proprio perché troppo egocentrismo non è mai stato il migliore compagno di viaggio, la regola d’oro da seguire nella vita è quella della sobrietà, distacco equilibrato da molte cose e, in tante situazioni, anche dal proprio Io. La salvezza da se stessi sta nell’imparare non solo a fare senza di tante cose per stare un po’ meglio, ma a fare senza del proprio individualismo per essere migliori rispetto a come si è stati fino ad ora. E così gli altri diventano un valore, un bisogno dentro, di gente diversa dalla routine di se stessi.
Liturgia della Parola:
Mi 7,14-15.18-20
Sal 102
Lc 15,1-3.11-32
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