In certe sere la giornata, appena accartocciata dietro le proprie spalle, si chiude piano piano, lasciando a noi stessi, con gli occhi gonfi e con uno strappo nel cuore. Sono le sere di giorni in cui siamo stati attraversati da un vento freddo, da qualcosa che ci ha anche intirizzito il cuore, o in cui abbiamo dovuto stringere noi i denti, farci forti, prenderci di coraggio e attraversare luoghi di vita poco rassicuranti.
In altre sere ci ritroviamo ai cancelli d’uscita di Egoland, la città del proprio io, dopo una giornata passata all’insegna di se stessi, su e giù dai più originali giochi di divertimento.
Drammaturghi di noi stessi, al termine di alcuni giorni, i più preziosi, la sera ci trova ancora seduti al scrittoio della nostra casa, lì tutti intendi a perfezionare il copione della nostra vita, in cui vogliamo inserire attimi di felicità. Cercatori di un finale ad effetto sorpresa, per bellezza e per compiutezza di senso, durante la loro corsa le ore si sono passate l’una l’altra il testimone di ciò che più di ogni altra cosa ci sta a cuore e che, Dio ce ne guardi, non vorremmo mai perdere.
In quasi tutte le sere, per quanto abbiamo girato al largo, alla fine rientriamo in noi stessi, tentando ancora una volta di lasciare fuori tutto il mondo, senza pensare al freddo fuori, alle attrazioni di Egoland, almeno per ritrovarsi a casa dentro le proprie certezze, nonostante l’amicizia scomoda con le solite paure.
Termina un giorno, questo, in attesa che ne inizi un altro, quello di domani, con altre ventiquattro ore tutte nuove e vergini nella loro giovinezza, occasione per ripartire ancora da quel qualcosa che sta sempre all’inizio di tutto ciò che viviamo dentro e attorno a noi e che, fortunati noi, vorremmo ritrovare ancora più bello alla fine di tutto, la vita del mondo in una goccia d’amore.