Comunione di storie di vita e di fede, che si intrecciano ogni giorno tra loro, ciascuna Comunità cristiana, grande o piccola che sia, al centro o nella sperduta periferia del mondo, è uno spaccato di cielo in terra. In essa hanno uguale diritto di accesso e di dimora tutti coloro che hanno in cuore la ricerca, la memoria di un incontro che già c’è stato e l’avvenuta gioia dell’accoglienza di Cristo nella loro storia personale.
Lungi dall’essere solo uno spazio liturgico, un contenitore di buone intenzioni e di opere caritatevoli, una biblioteca vivente di cose da sapere e da tramandare alle giovani generazioni, la Chiesa si presenta come una comunità di persone che hanno fatto della loro scelta cristiana quel tratto caratteristico di tutta la loro vita. Per questo ogni singola Comunità parrocchiale è coinvolta dall’iniziativa e dall’opera dello Spirito santo a rendersi per tutti occasione facilitante di spazio e tempo di conversione dell’umano a Dio e di prossimità di Dio accanto ad ogni singola storia personale.
Quanto è importante, tanto da fare la differenza di una diocesi rispetto a un’altra, che i cristiani si sentano responsabili, difensori, promotori, estimatori in prima persona dell’originalità e della preziosità della singola Comunità parrocchiale, allontanando dalla vita della propria Chiesa la tentazione di omologare, uniformare, appiattire quanto esiste per opera dello Spirito su precedenti schemi ormai più che datati e consunti dal loro secolare uso. Senza mettere in discussione il contenuto, il deposito cioè della fede, la sfida tutta da vincente è quella non solo di valorizzare l’originale operosità di alcuni, ma di celebrare in essa la lode e la glorificazione per il modo in cui l’amore di Dio, la salvezza del Figlio suo Gesù, la santificazione dello Spirito sono diventati storia dentro il vissuto condiviso di tante persone.
Nello stesso Vangelo ci viene spiegato come dentro le regioni dell’umano il cammino di Gesù di Nazareth sia stato un suo trovarsi quotidianamente e al momento giusto al crocevia fra loro di tanti uomini e di tante donne e, di tutti insieme, all’ora giusta dello stesso passaggio di Dio. Gesù ha saputo intercettare in molte persone il loro sincero desiderio di serenità, di pace, di autenticità, di liberazione e di salvezza, riscontrando in tanti uomini e in tante donne un cuore predisposto e aperto, anche se ancora in modo inconscio, alla novità del regno di Dio. Infatti, è bastato un solo incontro, l’incrocio degli sguardi, l’abbraccio dei cuori per segnare l’inizio di una parabola di comunione tra Dio e l’umanità.
Ancora oggi, in questa parabola di comunione, nel segno e nel dono dei Sacramenti che la Chiesa celebra in forma personale e comunitaria, le persone sono accompagnate a incontrare e a celebrare l’amore di Cristo nella loro vita.
È un mistero questo di comunione tra persone, le une sempre preziose alle altre, per la loro diversità, per la somma dei doni e dei talenti, per l’unicità delle singole esperienze di vita, uniche nella loro originalità, così come le ha pensate e volute Dio stesso. E proprio perché Dio è coinvolto in prima persona, la diversità e l’originalità delle singole persone non ha senso di esistere nello scontro reciproco, quanto nella diuturna fatica di armonizzarsi e fondersi tra loro, tanto più che è evidente come dentro il tessuto delle relazioni interpersonali all’opera ci sia la forza santificante ed unificante dello Spirito santo.
Tutto questo l’evangelista Luca lo vede già presente nella primitiva Comunità cristiana di Gerusalemme, e non manca di annotare che i primi cristiani «Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il Tempio. Spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e semplicità di cuore. Lodavano Dio ed erano ben visti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore aggiungeva alla comunità quelli che egli salvava» (At 2,46-48). Un modo di scrivere quello di Luca per raccontare che tutta la vita dei primi cristiani e della loro Comunità era diventata una celebrazione di lode dell’amore di Dio.
Come allora, così anche oggi il mistero salvifico di Dio si rende presente specialmente la domenica, giorno questo del Signore risorto, quando ogni credente e tutte le comunità cristiane sparse per il mondo apprezzano il dono infinitamente prezioso della santa Eucaristia: la celebrano e l’accolgono come segreta energia di tutta la parabola della vita; la recano in dono alle persone sofferenti e malate; la trasfondono in gesti ed in opere di carità, in esperienze e in storie di evangelica amicizia, in occasioni uniche di ristoro e di gioia. La celebrazione di tutte le celebrazioni della Chiesa intera, il Corpo e il Sangue del Signore Risorto, diventa alla fine la proposta di una via di salvezza anche per il mondo d’oggi, messaggio tutto da incarnare di speranza e riconciliazione.