venerdì
terza settimana di quaresima
Non basta ascoltare Dio, già lo fanno in molti; non basta neppure celebrarlo nella propria vita, anche qui sono in tanti che lo fanno. Oltre a essere ascoltato e celebrato, Dio chiede di essere concretamente servito dai suoi amici, da noi, all’interno di un modo diverso, nuovo, più attivo della nostra relazione e del nostro stare con lui.
Servire Dio rende completo il nostro rapporto con lui, sia a livello personale sia a livello comunitario. E nell’atto del servire l’Altissimo, egli stesso si trova a entrare con i suoi amici in una profonda relazione di gratuità. Egli stesso rende a noi grazie per il servizio a lui reso con generosità e per aver dimostrato a lui con l’operosità della nostra vita il nostro legame di amore. Altrettanto Dio fa con ciascuno di noi, non considerandoci più semplici e fragili suoi servi, ma amici del Figlio suo Gesù, destinatari anche noi dei segreti del suo cuore.
Ma nel verbo servire, cioè nel nostro gesto umano di porci a servizio di Dio, è contenuta una forza incredibile, la nostra forza, quella addirittura di immobilizzare Dio di fronte alla danza della nostra gioia; proprio noi che abbiamo scelto di servirlo ogni giorno della nostra vita.
E Dio ci guarda, e Dio gioisce a sua volta, per la nostra scelta di vivere operosamente alla sua presenza e alla presenza di tanti fratelli e di tante sorelle, compagni di fede e di vita, artigiani della bellezza dello stesso creato di Dio.
Liturgia della Parola:
Os 14,2-10
Sal 80
Mc 12,28b-34
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