Non ci sono porte per entrare nella vita di una Chiesa, ci sono solo persone, che con il loro comportamento permettono o vietano agli ultimi arrivati l’accesso ad essa. Nella Chiesa, in ogni esperienza concreta di comunità, si accede solo attraverso la vita delle altre persone, di quanti sono testimoni di fede e maestri nella fede, di quanti sono strumento di annuncio della fede, di quanti sono diventati strumento di salvezza per fede. Fratelli e sorelle del medesimo Vangelo, sono anzitutto costoro le porte che gradualmente introducono tutti nella vita e nella dinamica spirituale di una Comunità cristiana.
Nella ricchezza delle sue esperienze, nella varietà delle singole e personali diversità per razza, cultura, provenienza e vissuti passati, ogni Comunità è un puzzle di volti, un intreccio di storie di vita che, insieme, costituisco l’armonico corpo del Risorto. Superato tutto ciò che divide, qualsiasi trascorso che potrebbe essere motivo di conflittualità e di insanabile spaccatura, in ogni tempo ed in ogni luogo la Chiesa si raccoglie attorno alla memoria viva del Signore Gesù, consapevole essa stessa che non potrebbe esistere a lungo un consesso di fede se non nel nome del Figlio di Dio.
Lungo la via della quotidianità, nella pazienza della ferialità, nella esaltazione di ogni autentica semplicità ecco che è possibile conoscere la vita e la dinamica spirituale di una Comunità cristiana. Al di là di ciò che è comune a tutte, ogni Comunità ha la sua storia, il suo stile di relazione amicale, il suo percorso esperienziale, il suo modo di essere Chiesa dentro la Chiesa più allargata, universale; e non per forza avversa alle altre esperienze di Chiesa per la bellezza della sua originalità.
Impreziosita dalla ricchezza delle diversità in essa presenti, la singola Comunità è luogo di permanente rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità che ha scelto di abitarla; continua manifestazione della prossimità del Risorto alle tante situazioni umane di bisogno e di smarrimento. Per questo ogni Comunità acquista un tratto personalissimo ed originale, il suo, una sfaccettatura dell’unico diamante della Chiesa. Se l’originalità della creatività di Dio è riflessa nella originalità della personalità di ciascun uomo e di ciascuna donna, lo stesso vale anche per l’originalità creativa di ogni singola Comunità cristiana, poiché Dio è il primo ad aborrire qualsiasi pensiero, azione e impostazione di uniformità. Infatti, una cosa Dio non sa usare, la fotocopiatrice, perché per lui tutto ciò che esiste deve esistere nella sua originalità, nella sua unicità, nella sua irripetibile singolarità.
Ricordando un passaggio del discorso di Gesù durante l’ultima Cena con i suoi discepoli, Giovanni scrive: «Io ho dato loro la stessa gloria che tu avevi dato a me, perché anch’essi siano una cosa sola come noi: io unito a loro e tu unito a me. Così potranno essere perfetti nell’unità, e il mondo potrà capire che tu mi hai mandato, e che li hai amati come hai amato me» (Gv 17,22s). Bando ad ogni individualismo comunitario, per opera dello Spirito santo si passa dalla dimensione personale delle relazioni alla dimensione comunitaria delle relazioni interpersonali, là dove si scopre il gusto e la gioia di trovare nel Vangelo la via dell’unità, per sperimentare il valore irrinunciabile che nella Chiesa tutta è riconosciuto come il dono della fraternità. E nell’unità delle fede e nell’esperienza della vita comunitaria sta la prova concreta della propria fedeltà e della fedeltà di tutti al Signore.
Vincendo così il rischio di lasciarsi influenzare dall’opinione di chi credere di tenere in pugno e di determinare l’esperienza di fede delle altre persone, conoscere la vita della propria Comunità d’appartenenza è conoscere se stessi, ponendosi domande non più da soli ma insieme, domande condivise, come iniziano ad essere condivise le risposte, le idee, le scelte, le esperienze; e tutto ciò trova il suo inizio nella persona unificante del Signore Gesù.
Sforzarsi di conoscere la propria Comunità d’appartenenza è accettare di incamminarsi per la via di quella scuola di Vangelo che sa insegnare come superare i limiti di se stessi, delle singole persone, i limiti e le deficienze di tutte le comunità che fanno a formare la Chiesa intera. Sforzandoci si superare la tentazione della negatività, diventa una sfida credere con tutto se stessi alla divina bellezza presente in ogni Comunità; credere che già può essere gustata in anticipo la gioia del Regno dei cieli, tuffandovisi dentro con tutto se stessi, perché gioia divina, perché realtà di Dio.
Conoscere la Comunità è conoscere l’opera di Dio dentro la vita di coloro che hanno scelto di seguire Gesù, il vivente, vivendo a loro volta in unità con lui e con tutti e, insieme a tutti, in continua e diuturna tensione verso la santità di tutti i figli e le figlie di Dio.