don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore
Conoscere le persone è immersione profonda

Conoscere le persone è immersione profonda

Persuasi lo siamo un po’ tutti che non c’è mai fine alla conoscenza di una persona: in bene o in male essa ha modo di stupirci ogni volta. Dalla vita abbiamo imparato anche che dentro una relazione interpersonale l’effetto sorpresa non manca mai: quando abbiamo un aspettativa, quando sogniamo di raccogliere un buon risultato da una persona, ecco comparire alla fine sempre quel qualcosa che non era nelle nostre previsioni, nelle nostre attese, un qualcosa di più per cui la gioia raddoppia, oppure un qualcosa di negativo per cui entrano in gioco delusione e tristezza.

La conoscenza delle persone è fatta anche di attese di risultati, uno dopo l’altro in se stessi e negli altri, con la speranza che tutto fili via liscio, perché, per quanto possiamo pensare che le persone le conosciamo già, le persone non possono mai essere contenute, ingabbiate nei nostri schemi e nelle nostre aspettative mentali ed affettive. Da che mondo è mondo, tutto si gioca all’interno di una reciprocità di relazioni libere; e tra persone ci si conosce proprio dentro la libertà delle relazioni, mettendo in conto ogni genere di imprevisto e di effetto sorpresa, ma confidando sempre nella benevolenza dei singoli cuori coinvolti.

Conoscere gli altri, poi, ci aiuta a conoscere meglio noi stessi in ogni dimensione della nostra personalità – fisica, mentale spirituale; perché dalla frequentazione interpersonale impariamo a guardarci allo specchio della coscienza, per comprendere noi stessi per quello che siamo realmente e per le possibilità di maturazione e di crescita ulteriore che non possiamo mai smettere di credere necessari a tutte le persone, e a noi per primi.

In ogni dimensione dell’umano conoscere gli altri equivale a fare un viaggio insieme a loro, per raggiugere la meta condivisa dell’affettività, attraversando anche inimmaginabili profondità di storie di vita. Per cui è necessaria una buona dose di preparazione interiore, prima di muovere i primi passi verso gli altri, lavorando su quegli aspetti della propria personalità che potrebbero risultare invasivi o distruttivi dell’altrui vita. Sì, perché conoscere le persone equivale anche a camminare coi propri piedi dentro le loro storie, entrando in contatto con paesaggi e con orizzonti che non sono i nostri ma quelli delle persone che stanno condividendo con noi il loro mondo.

Conoscere le altre persone, entrare in contatto con esse e con i tanti luoghi e spazi dell’interiorità umana non è mai un qualcosa di asettico. Intrecciandosi con le storie delle altre persone, molto spesso avviene un muto scambio di pensieri, di azioni e di affetti positivi o negativi, oppure un po’ e un po’. È chiaro che dentro quelle storie ciascuno può correre il pericolo di portare anche quel qualcosa di male che, oltre a se stesso, può nuocere agli altri. Viceversa, la positività che colora le nostre giornate diventa quel qualcosa di unico e di irripetibile che impreziosisce ancora di più la storia personale di chi accoglie gli altri nella sua vita. È un mistero, comunque, quello della reciproca conoscenza, fatto di delicatezza, di rispetto, di riconoscimento dei diritti altrui, di difesa della libertà di mente e di cuore che ogni uomo ed ogni donna sa di possedere come il bene più prezioso della sua intera esistenza.

E la conoscenza delle persone è tanto più vera quanto più essa rifugge ogni superficialità di pensiero e di relazione, perché la bellezza di ogni singola persona è come la profondità di un oceano, che non si può ammirare e apprezzare se si resta pigramente ad osservare solo la superficie dello specchio d’acqua. Occorre prendere il coraggio a due mani e tuffarsi in quell’avventura che si chiama relazione profonda, conoscenza profonda, ricerca profonda di se stessi anzitutto, e poi dell’altra persona per quello che essa ci concederà di sé.

Nella sua prima lettera ai cristiani della Comunità di Corinto l’apostolo Paolo così si esprime: «Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato» (1Cor 2,11-12). Per Paolo comprendere se stessi, le persone che ci camminano accanto e Dio al sopra di tutti è un puro dono del cielo, il dono dello Spirito santo, non certo ricevuto per merito delle nostre sole capacità umane. Pur rispettando il mistero che ogni persona porta dentro se stessa, per l’apostolo la bellezza di una relazione epifanica dell’uno all’altro poggia unicamente sulla base della fiducia, là dove uno dona se stesso all’altro soltanto quando è più che sicuro che nulla della preziosità della sua vita andrà sciupato o perduto per sempre.

Dalla frequentazione delle persone si giunge via via alla loro conoscenza certo, ma ogni conoscenza potrebbe alla fin fine risultare sterile o senza senso se le persone non iniziano a stimarsi tra loro. Ecco perché un buon risultato nella conoscenza reciproca tra le persone è la meraviglia e lo stupore delle une per le altre. Giungere a stimare l’altra persona è davvero un buon traguardo e questo vuol dire che non ci si è fermati alla sola sua conoscenza, ma si sono iniziati ad apprezzare quegli aspetti della sua personalità che davvero sono belli e positivi agli occhi di tutti.

Tuttavia, il gradino più alto, l’apice che tutti possono raggiugere nella conoscenza di una persona, va ben oltre anche alle affermazioni o alle manifestazioni di stima per un uomo e per una donna. Spesso la stima per una persona è solo in conseguenza dell’ammirazione estasiata per l’eccezionalità di chi ci si trova di fronte, e quasi subito entrano in gioco stupore ed ammirazione per una persona che si è conosciuta davvero nella verità del suo pensiero, della sua azione e della sua capacità empatica ed affettiva. Ma alla fine anche la stima che proviamo per una persona può trasformarsi in qualcosa di sterile e di disumano, quando iniziamo a trattare l’altro come se esso fosse un’opera d’arte tutta da ammira per la sua bellezza, per la sua originalità, per il suo valore, senza per questo entrarvi mai in relazione intima e a pelle, come in una storia affettiva tra persone amiche.

Altra cosa è la fiducia, donata alla persona incontrata, conosciuta, apprezzata e stimata giorno dopo giorno. Fidarsi di chi si conosce equivale a mettere qualcosa di se stessi, di molto positivo, di molto energico, dentro l’altra persona; un credere che la propria gioia diventerà una gioia ancora più grande nella misura in cui l’altra persona conseguirà i suoi risultati, perché la stima lascia le persone così come esse sono, mentre la fiducia fa crescere tutti nelle bellezza della propria umanità. Conoscere diventa il più alto atto di fiducia, uno sguardo di futuro, un buon futuro, perché ogni persona impari a crescere nel dono oblativo delle sue doti e delle capacità personali dentro una catena di positività e di bene.

don sergio carettoni