commento spirituale a
Mc 1,29.32-33
29 Subito dopo, uscirono dalla sinagoga e andarono a casa di Simone e di Andrea, insieme con Giacomo e Giovanni.
32 Verso sera dopo il tramonto del sole, la gente portò a Gesù tutti quelli che erano malati e posseduti dal demonio. 33 Tutti gli abitanti della città si erano radunati davanti alla porta della casa. Gesù guarì molti di loro che soffrivano di varie malattie e scacciò molti demòni. E poiché i demòni sapevano chi era Gesù, egli non li lasciava parlare.
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Come Simon Pietro, molte volte anch’io ti seguo, Gesù, tra la gioia e lo stupore per quello che vedo e che sento. Non sono distratto, e mi rendo benissimo conto di ciò che tu vai facendo nella vita di tante persone. Chi ti incrocia sulla tua strada non può restare indifferente al tuo sguardo, alle tue parole. Men che meno, raggiunto dalle tue mani, può fare finta di niente; anche se poi ciascuno organizza nel silenzio del suo cuore il modo suo personalissimo di risponderti o di azzittirti per sempre.
Eppure quel giorno a Cafarnao, di fronte alla dolce noia della sinagoga – e talvolta a quella stessa noia presuntuosa, nascosta oggi in alcune chiese -, Tu non hai smesso di essere un riflesso illuminante di Cielo.
Come sempre, Tu sei la risposta di vita piena per tutti, al di là e ben oltre a ogni domanda di senso, di felicità e di amore. Senza umiliare la già ferita umanità di chicchessia, Tu non smetti di cercare, incontrare gli ultimi del mondo e parlare con chi si scopre essere assetato e affamato di Te solo.
In tutti Tu parli. In tutti Tu ricrei un equilibrio di mente e di cuore, il solo capace di prendere per mano e accompagnare fuori da atmosfere di voci ammutolite quanti desiderano ritrovare respiri di pace.
Tra loro, stasera, ci sono anch’io. E alzando il tuo sguardo, oltre le rovine della mia storia, Tu vedi, Gesù, nascere e scorrere nelle profondità del mio giardino interiore una sorgente di energia nuova, quella del tuo amore per e dentro di me. È per spezzare il pane della gioia e dell’amore che Tu resti qui, senza paura delle tenebre della mia sera, per cercare dentro di me ciò che in me è rimasto ancora del tuo alito di vita.
Incurante di ciò che è andato perduto, Tu mi inviti a cercare a mia volta la bellezza di Dio, del Padre tuo, nella semplicità del nulla: bellezza, bontà, amore, con un volto arricchito da diverse immagini e riflessi di luce e di gioia, così come hai vissuto Tu.
E giunti alle porte della notte, Tu sei qui, Gesù! Tu resti qui! Lo so io, lo sai Tu. Lo sanno le tante persone che da sempre si raccolgono davanti alla soglia della casa di Simon Pietro, la Chiesa; tutti in attesa di una tua carezza di luce sulle pieghe buie della loro vita.