don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore

Figuriamoci la vita!

sabato
quinta settimana di quaresima

Non è una novità dell’ultima ora che la lista dei nostri buoni propositi giorno dopo giorno si vada sempre più allungando: cose da fare, cose da non fare, cose per cui stringere i denti e andare avanti, o cose per cui è giunta l’ora di allentare la presa delle mani e lasciarsi finalmente alle spalle. Si tratta solo di propositi, certo, qualcuno direbbe nulla di concreto, nulla di ancora definitivo; eppure, ogni singolo proposito è sempre un inizio di concretezza, di azione e di impegno, la visione anticipata nella mente di un qualcosa che poi resterà a lungo nella realtà propria e altrui; si spera comunque sempre lungo la via del bene.
Nel mucchio dei proposti passati è possibile rinvenire però anche quelli che, alla fine, non hanno proprio nulla di cui brillare per bontà, per onestà, per luminosità e per bellezza. La verità dei proposti la si misura solo con il trascorrere di un congruo arco di tempo. È una paziente attesa di verità, legittima più che mai, soprattutto quando si ha a che fare con quegli intenti concepiti, a differenza di tutti gli altri, con una piega cattiva delle labbra.
Certo, talvolta si perdono le parole, si resta quasi del tutto ammutoliti di fronte alla cruda verità dei propri propositi, in modo particolare quando si giunge a toccare con mano che al bene pensato, non è seguita poi che la macchia del male, su di sé e sugli altri. E la vita ci restituisce a sorpresa il boomerang di quello che siamo davvero. Quando si imbocca una strada diversa da quella sognata e tracciata nel proprio cuore, quasi sempre ci si ritrova nel bel mezzo di una strada non più luminosa e sicura, non voluta, non apprezzata; un viaggio che ha cambiato la qualità del tempo, che diventa in noi memoria sofferta, e tale resta, anche di chi è caduto tra gli scomparsi.
Non siamo fatti, alla fine, per accontentarci di felicità brevi nella vita. Abbiamo come desiderio il sempre negli occhi, l’orgoglio di sentirci aspettati, voluti, cercati. E quando la gente se ne va da noi, perché liberamente sceglie di non far parte della realtà dei nostri propositi, le persone ci lasciano dentro solo silenzio, un’ombra che resta addosso.
Così orfani di non si sa bene di chi e di che cosa, in attesa di un’estate tutta per sé, per dimenticare quello che c’è stato nei mesi precedenti, abbiamo la prova del nove che non siamo mai vaccinati abbastanza per prevenire le illusioni della vita.

Liturgia della Parola:
Ez 37,21-28
Cant. Ger 31,10-12.b.13
Gv 11,45-56

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