Se non si è più che attenti con se stessi, se non si è più che avveduti per le sviste che si possono prendere nella relazione con le altre persone, alle illusioni di un attimo, o per un sorriso ammaliante, è più che facile avere un abbaglio d’amicizia, un miraggio di felicità.
Antidoto all’irrazionale nelle relazioni umane è l’arte del paragonare questa a quella storia, questa persona a quell’altra, non certo per svilire la preziosità di ciascuno, quanto per imparare dalla memoria del proprio vissuto, esperienza dopo esperienza, l’arte del rimanere presenti a se stessi, tenendo costantemente per mano la consapevolezza del valore del proprio viaggio esistenziale.
Solo così gli occhi non cambiano il cuore, quando essi sanno vedere oltre il frammento di una singola relazione l’infinito di un orizzonte di senso e di significato, quello della propria libertà capace di vera amicizia con la libertà delle altre persone.