RUMINATIO SINODALE – 06
1° tema: “I compagni di viaggio”
Non si è solo compagni di viaggio dentro la spensieratezza di un cammino, di un paesaggio dai mille angoli di bellezza e di stupore. Compagni di viaggio lo si è anche dentro i solchi amari della fatica, del disincanto, dell’amarezza, della delusione, della sofferenza, del dolore…
Come esiste l’incanto per l’arcobaleno delle altre persone accanto, così accanto ci ritroviamo anche persone dalle diverse sfumature di grigio, ciascuna dentro il sentiero della sua vita, ciascuna avvolta dal suo perdersi dentro. Che fare? Tirare diritto? Fare finta di niente? Allungare il passo un po’ più oltre? Forse, oppure no!
Anche se ci pare di essere diversi, migliori, più fortunati di chi è tatuato per sempre dalle sue sofferenze, noi con una vita non così triste e ferita come la sua, è proprio a motivo dell’arma dell’indifferenza degli uni rispetto agli altri che ci perdiamo reciprocamente e, a turno, ci sciogliamo e ci liquefiamo nel non senso.
Oltre la porta della solitudine, del lasciarsi andare al caso, a imprecisate certezze, ad angosce mattutine, non possiamo restare a lungo sospesi, aggrappati al filo dei desideri e delle speranze della misura dei nostri piedi. La cura di noi stessi e degli altri compagni di viaggio è un cammino e un esercizio di fraternità, perché il tempo non cura le ferite, ma siamo noi a prenderci cura di noi stessi dentro il passaggio del tempo.
Nella mente, nel cuore e nella volontà ogni passo di cura è possibile ogni giorno, dentro cammini personali e di comunità, avvalorati tutti dallo stile della delicatezza, della compassione e del reciproco sostegno.
In fin dei conti, i passi della cura gli uni degli altri sono questione di fraternità concreta, perché da sempre il noi è il contenuto più grande di ogni singolo, piccolo e fragile io.