domenica
quinta settimana di quaresima
Trovata finalmente un po’ di tranquillità, come una barca la bonaccia del suo mare, dalla cima di un monte è più facile osservare il panorama tutto intorno, la bellezza di un paesaggio che poco più in basso a tratti dorme, a tratti è sveglio, sempre sotto lo stesso cielo.
Non sempre la vita la si vive così, alle altezze del mondo; quasi sempre invece la si cammina dentro un continuo saliscendi di strade e di incroci, avvolti a ore dalla bellezza della luce del giorno, in altre ore accerchiati dal buio uniforme della notte.
La vita, quella che ci è più preziosa di ogni altra cosa, la ritroviamo ogni volta dentro i nostri occhi, nell’entrare e nell’uscire di un respiro, uno dopo l’altro, tra gli spazi sottili di uno come di mille pensieri. E nel guizzo di uno sguardo, nel movimento lento del petto, nell’abbraccio continuo e delicato della mente, il tutto del proprio esistere si raccoglie attorno al senso della vita e dell’infinito. Ogni battito di se stessi si riveste di luminosa bellezza e, via via, si allenta, si scioglie dentro ogni tensione, ogni capriccioso riccio e arzigogolo dell’io.
Notte e giorno si può restare così, a guardare con gli occhi della vita, della mente e del cuore; a osservare in ogni frammento del cosmo la meravigliosa preziosità dei particolari più nascosti; a conservare nella memoria le variopinte sfumature della propria storia per restare vivi di fronte e dentro qualsiasi situazione di pericolo, sapendo che è solo in una foresta che si impara per davvero ogni cosa per salvarsi, per sopravvivere, per evitare le trappole dell’io e quelle false, più attraenti e sinuose, di tanti tu in apparente e sinuoso stato di relazione con noi.
Allineare i ritmi della vita fuori con i ritmi della vita dentro è esperienza e arte di equilibrio e di stabilità, saggezza nel rifiutare il disordine degli umori, insieme alla sfacciata aleatorietà di quei sentimenti che abbiamo scoperto essere diventanti, secondo dopo secondo, senza terra di umanità e senza cielo di divinità.
E alla fine, dentro e fuori, del mondo intero, degli altri attorno, così come di noi stessi, scopriamo che, in poco tempo, si può capire per davvero più del necessario.
Liturgia della Parola:
Ger 31,31-34
Sal 50
Eb 5,7-9
Gv 12,20-33
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