RUMINATIO SINODALE – 61
6° tema: “Diaologare“
Quanto è vera, a volte quanto è tagliente la frase: “una persona vale per il tempo che ti dedica”.
È come dire che la qualità della relazione in gioco tra due persone, il senso dell’essere presenti o assenti nella vita degli altri, l’evidente positività di alcuni o la negatività di altri, nel tempo condiviso insieme trovano la loro misura in qualità e in quantità, così come per intensità.
Spesso è proprio così: rispetto a un’altra persona, uno vale per il tempo che ad essa dedica in accoglienza, presenza, ascolto, comprensione, consolazione… perché tutti hanno bisogno di ritrovarsi dentro un abbraccio di amore; e ogni tipo di assenza altro non è che il segno, ancora non compreso, di un abbandono già avvenuto.
È innegabile che ci sentiamo tutti un po’ orfani di un fratello, di una sorella, d’anima, ogniqualvolta ci troviamo nel bel mezzo del nulla, quando avvertiamo in noi forte il bisogno di un dialogo di senso e di orientamento, di verità e di libertà. Distanti dai giudizi sbagliati che spesso ci ritroviamo appiccicati addosso, con la fiducia a fior di pelle, eccoci richiamati a fare nostra l’esperienza della semplicità, seppure dentro la vastità di tutto ciò che ci circonda. È una maniera per sopravvivere, quella di un abbraccio, quella di un dialogo non fatto solo di parole bensì di gesti di presenza e vicinanza a pelle.
Il centro di una circonferenza differente è dato da parole di cuore, da dialoghi dove il bene e la risurrezione della persona accanto hanno un valore inestimabile per cui spendere la propria presenza, giocare il proprio essere lì accanto, il proprio respiro di vita. Che sia davvero un dovere di umanità, quello di imparare ad immolarsi per i sogni degli altri? Forse proprio sì!
Dentro un abbraccio molto più eloquente di mille parole, il mondo dentro e fuori fa meno paura se c’è accanto qualcuno che ci stringe a sé, lanciandoci in un Oltre dalle dimensioni più grandi di tutti, perché fatto di amore puro e di infinito.