mercoledì
prima settimana di quaresima
Il pericolo più grande nell’educazione di una persona non è solo quello di permetterle di bruciare una tappa dopo l’altra, infilando nella pica della propria autostima sempre e solo apprezzamenti ed elogi. Forse, per un semplice e spontaneo istinto di protezione dalle ferite della vita, c’è un pericolo più grande nell’educazione quando si giunge persino ad insegnare a un bambino che se c’è un insuccesso, un fallimento, la situazione negativa è determinata solo da fattori esterni, da qualcuno che non ha capito le qualità della sua persona, da chi non ha rispettato le innumerevoli doti di un campione in miniatura o di una principessa da favola. Ma, come adulti, sappiamo benissimo però che nessun bambino è un campione nato, nessuna bambina è una principessa di famiglia; tutti sono uguali a tutti, nella normalità di una crescita graduale e personale, a misura di persona.
Il pericolo più grande nell’educazione di un giovane è quello di illuderlo circa la sua identità e sul formato della sua personalità, togliendo e negando dal suo immediato orizzonte la possibilità che egli conosca i suoi limiti, subisca la salutare doccia fredda della critica, sperimenti anche – purtroppo come tutti – la salutare esperienza di una fase negativa a motivo delle sue difficoltà personali o a causa di un suo piccolo insuccesso.
Più di ogni altro insegnamento, nei nostri limiti personali riconosciamo, vediamo e impariamo che non si può passare sempre da una vittoria all’altra, che non si è solo e sempre vincitori nella vita, ma esistono per ciascuno anche momentanee situazioni di sconfitta, prevedibili istanti di insuccesso, sbagli ed errori di crescita e di percorso.
A tutte le età della vita le inevitabili umiliazioni sono più che necessarie, perché ciascuno si renda conto che, come gli altri, anch’egli è una persona in formato umano, non superuomini o superdonne di un mondo che abbiamo creato solo nella proiezione delle nostre illusorie fantasie di successo e di perfezione assoluta.
Negli errori del continuo divenire di noi stessi impariamo a giudicare noi stessi, a ritrovare ad ogni passo la giusta dimensione del proprio io, a sopportare eventuali momenti e situazioni di negatività e, più di ogni altra verità e benedizione dal Cielo, a confrontarci con gli altri.
È nella paziente valutazione delle situazioni di difficoltà proprie ed altrui, senza fretta e senza senso di superiorità, che si riscopre la bellezza del valore di riaccettare positivamente se stessi e gli altri, nei travagli e nelle debolezze di ciascuno, imparando così ad essere migliori, grazie alle inevitabili umiliazioni della vita.
Liturgia della Parola:
Gn 3,1-10
Sal 50
Lc 11,29-32
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