RUMINATIO SINODALE – 33
4° tema: “Celebrare”
Lacrime o segni di gioia scorrono sempre lungo i tratti di un volto. Quello che attraversa un cuore e la sua mente difficilmente resta a lungo nascosto dentro una persona. Prima o poi emerge, piano piano viene in superficie; e ogni volta si tratta di quel qualcosa di personalissimo, di intimo e di estremamente delicato presente in ogni persona che finalmente trova modo, tempo e spazio per iniziare a raccontarsi come il vissuto profondo di una storia, a volte trattenuto, a volte custodito, a volte confidato, sempre dentro però la fiducia sacra di un’amicizia o di un amore di coppia e di famiglia.
Quanto arriva ai tratti del volto diventa una chiamata alla condivisione, poiché sono davvero tanti e imprevisti i fili di una storia personale da riconoscere, da raccogliere, da valorizzare e, soprattutto, da celebrare insieme per la loro bellezza e per la loro significativa importanza, da annodare tra loro perché quanto è stata esperienza del singolo possa diventare via via esperienza condivisa con gli altri.
Condividere i fili della vita – quelli della vita concreta, vera, unica, profonda e irripetibile – acquista il calore di una reciproca presenza di persone che hanno imparato a proprie spese e si ritrovano tatuati sulla propria pelle interiore i passaggi indelebili della loro storia personale.
E la chiamata alla condivisione dei vissuti degli altri, così come l’invito a condividere il proprio vissuto personale, assume il valore di un celebrare la vita per la sua bellezza e per le sue gioie e, si spera sempre e ancor di più, celebrare anche la condivisione di un dolore e di una pena del cuore e della vita.
È bisogno, è chiamata a una condivisione profonda, rivolta a tutti, sicuramente a molti che ci camminano accanto, e che non ammette e non giustifica assenze o latitanze di spirito e di gesti di fraternità.