don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore
La coscienza delle tue mani

La coscienza delle tue mani

Pensare a un uomo senza mani, è pensare a un essere vivente senza possibilità di realizzazione. Non solo attraverso la capacità di pensiero o di parola, ma anche nell’operosità delle mani si realizza una vita. Sogni, ideali, poesia, arte, musica e quanto di bello una persona riesce ad esprime, tutto passa attraverso la capacità creatrice di dieci dita, di due mani.

Eppure, assurdo, c’è chi usa le sue mani per distruggere se stesso e la vita altrui. È il caso di chi ferisce la vita di altre persone, di chi in diversi modi lascia dietro di sé solchi di dolore e di morte. È la storia di quanti usano le mani non al servizio del bene, quanto del male.

Tuttavia, la vita è possibile grazie alla forza delle mani. Quante storie cambiano, quanti episodi si trasformano da tenebra in luce, quante speranze riacquistano coraggio grazie alla forza delle mani. Curare, rialzare, sostenere, come lavorare, sfamare, condividere, accompagnare, liberare… fino alla pace con una ritrovata stretta di mano. Tutto è possibile grazie alla forza umanizzante delle mani!

Al tramonto del sole, dopo aver esaminato la propria coscienza, prima di chiudere gli occhi sul tratto di strada percorso in un giorno, non dimentichiamoci di leggere le nostre mani, per verificare non l’oroscopo, quanto il bene che siamo riusciti a costruire attorno a noi. Non dimentichiamoci mai che proprio attraverso le mani passa e, inevitabilmente, se ne va la vita del mondo, la nostra stessa vita.

Infatti, legate alla coscienza della vita, con le mani non si scherza, perché è con un colpo di mano che si perde quanto di più caro abbiamo.

Mano, o mani, un’unica parola per spiegare infinite situazioni e stati di vita. Per quanto grandi o piccole esse siano, tra le mani scorre il bene e il male, la vita e l’amore; con le mani si realizzano capolavori e opere che parlano di noi; nelle mani si nasconde la sorpresa per la persona amata, come anche ciò che vogliamo celare agli occhi altrui; infine sul palmo delle nostre mani deponiamo, custodiamo e portiamo ciò che ci sta nel cuore.

Le nostre mani parlano di noi e del nostro modo di vivere. Talvolta sono mani lunghe, bucate, mani pulite, libere, mani violenti, legate, che pizzicano o che hanno voglia di picchiare qualcuno o di fare la mano morta; mani che sanno tirare sassi e poi nascondersi con altrettanta disinvoltura. Mani che tengono in pugno gli altri e giocano con la vita di poveri malcapitati. Mani che conoscono solo la via del male e che, poi, si lavano l’una con l’altra tanto facilmente.

Altre volte sono mani giunte che pregano, mani tese verso gli altri, mani che aiutano e che lasciano, in quante le incrociano, germi di speranza. Da luogo di scontro – poiché c’è chi viene sempre alle mani -, esse si convertono in luogo d’incontro e di generosità: qui le mani si cercano, si trovano, si tengono e si stringono, si chiedono e si ricevono in dono per tutta la vita; qui le mani sanno accogliere con amore chi ad esse si affida e benedire chi da esse si allontana per proseguire il cammino della sua vita.

E alla fine dei giorni le mani tremano, un po’ per paura, un po’ perché la vita da esse se ne va per sempre. A questo punto c’è chi si morde le mani per il rimorso; chi, invece, in esse raccoglie il proprio cuore e lo depone nelle mani di Dio dicendo: «Ecco, il mio cuore nelle tue Mani».

don sergio carettoni