Seduto ai piedi della croce del Nazareno, qui non mi trovo a disagio; e perché dovrei? Apro gli occhi e guardo in su. È anche la mia croce e, un po’ come fanno tanti, attendo impazientemente il mio turno.
La verità è che uno dopo l’altro sulla croce ci saliremo tutti, per aprire le braccia al mondo e per abbracciare tutto ciò che in esso ci sta di noi.
Ciascuno salirà sulla croce, sulla sua croce. Questo è fuori di dubbio: ad ognuno la sua croce!
Tuttavia, se mi fosse dato di scegliere, alla mia io preferirei la croce del Figlio dell’Uomo, quella di Gesù! Lì sì, su quella croce, ci salirei volentieri, con passione e con impaziente dolcezza, senza attardarmi ancora una volta. Sì, sulla croce di Gesù ci salirei con amore… ma mi lascerei innalzare dall’altro lato, per rispetto di Lui, audacemente incurante dei commenti sorpresi e invidiosi della gente. Sì, sulla croce di Gesù ci salirei con convinzione, soprattutto per non restare solo anche nell’ultimo istante della vita.
Mai come nell’ora della croce ogni affetto, ogni tipo di relazione, ogni realtà viene sconvolta dalla verità della solitudine. Sono i fatti e i batter di ciglia della vita a costringere le persone a fare i conti con la sincerità di se stesse, il loro mondo interiore, la tenuta delle loro convinzioni di vita e di fede e, ancora di più, la qualità delle relazioni tessute con le altrettante persone compagne di strada.
Nell’ora della croce, per quel mistero di purificazione che la sofferenza reca con sé, i tempi e i luoghi della vita sono letti e compresi con occhi diversi, finalmente liberi, puri, più capaci di vedere cose nuove, occhi illuminanti, là dove tutto era prima avvolto dalla frenetica nebbia della confusione e dell’inevitabile impazienza del vivere.
Nell’ora della croce, spogliato da ogni maschera della vita, nudo di fronte agli altri, tocco con mano la consistenza della mia fede in Dio e la positività di tante storie d’amicizia, quelle vere, che nel momento della sofferenza resistono al pericolo di liquefarsi a loro volta nel nulla dell’opportunismo, ma si evolvono in forza di sostegno e di fiducia nella vita.
Nell’ora della croce la carezza ruvida della sofferenza mi fa scoprire che nel castello interore della mia anima il focolare ora è spento, freddo; tutto si è trasformato in luogo solitario, disabitato. La mia stessa anima è diventata la casa della solitudine, al portone della quale non c’è più nessuno che bussa ed attende, perché tutti restano a debita distanza, ammutoliti e impauriti.
Non c’è altro da dire, sennonché, che la mia croce, come quella di tutti, si misura soprattutto sulla forza vitale del cuore, in cui la solitudine rischia di regnare sovrana.
La croce educa
Insegnami a cercarti, Gesù,
lungo la via dolorosa
tu con la tua,
io con la mia
croce.
È troppo affollata
questa via di dolore,
ognuno con la sua sofferenza:
chi in piedi, chi a terra,
chi cammina lentamente,
chi si spinge in avanti con prepotenza,
pur di finire presto questo viaggio di agonia;
chi, seduto a terra e privo di forze,
si lascia andare allo sconforto;
chi, invece, cerca di tornare indietro
nell’illusione di scampare
all’inevitabile pericolo dei chiodi.
C’è troppa confusione, Gesù,
lungo questa via di tutti
e abitata da nessuno;
ed è facile, troppo facile,
perderti di vista,
proprio qui.
Mi sento smarrito dentro
in questa faticosa e solitaria
salita al mio calvario;
e come avverto forte in me
la sete della tua prossimità.
Non ti chiedo, Gesù,
di togliermi la croce, è la mia!
o di portarla tu per me,
è sempre e solo la mia!
e poi sarebbe troppo sfacciato
davanti a tutti gli altri
abusare della tua bontà…
anche se tu faresti tutto per me,
con amore di fratello!
In questo assurdo viaggio
verso l’oltre buio della vita
vorrei soltanto che tu ed io
fossimo compagni di viaggio,
uno al fianco dell’altro,
anche in silenzio,
sfiancati dalla fatica di questa salita
di morte condivisa,
di speranza ultima di vita,
affidata da te e da me
nelle mani aperte di un Dio
Padre tuo e mio!
Solo tu ti fermi e ti volti,
torni indietro
e mi vieni incontro e,
guardandomi negli occhi,
mi leggi il cuore.
A me,
proprio a me, dici:
“Vieni,
sali per di qui!
Non tardare;
l’ora è giunta
e la via della liberazione
è finalmente vicina”.
Gesù,
tu cammini con me
e come me
sui ciottoli di questa via di dolore.
In questo giorno
che ormai già si colora
di notte e di stelle,
mi insegni a seguirti
con i miei limiti,
che solo tu sai,
con la mia voglia di stare con te,
che solo tu
abiti in me da tempo.
Per me e per tutti
ora tu sei
la Parola inchiodata in croce,
l’Amore trafitto dall’uomo,
perchè dopo di te
ciascuno emetta il suo spirito
nelle mani del Padre dei cieli,
nell’attesa
di riavere da Lui in dono
un nuovo,
eterno,
sospiro di
Vita.