domenica
terza settimana di quaresima
Discontinui lo siamo un po’ tutti, un po’ andando a destra, un po’ girando a sinistra, ora avanti e ora un poco più indietro.
Ci viene naturale non percorrere una linea retta nella vita; piuttosto, abbracciare una linea rossa sinuosa, così come si presenta il paesaggio attorno. A ragione qualcuno direbbe che non siamo missili, ma esseri in movimento, secondo e lungo i sentieri della storia umana.
E di storia si tratta, quando il punto di partenza resta il punto più vero del proprio esistere, quel mondo di origine, originale, che ciascuno porta con sé come il colore e il sapore della sua vita.
L’unicità e la grandezza dell’originale diventano anche il senso e il significato del proprio essere una persona in cammino nel mondo, con una meta da raggiungere, con un percorso da compiere, con bivi esistenziali di fronte ai quali tentare di fare sempre, una dopo l’altra, la scelta giusta.
La fedeltà all’origine di se stessi diventa garanzia di fedeltà al positivo del proprio esistere, e tutto si gioca nella fedeltà alla bellezza che è dentro ciascuno, perché più che la meta, più che la strada, più che i successi o i fallimenti, la gioia di una persona sta nella grandezza della continuità del suo resistere sempre sulla via del Bene.
Liturgia della Parola:
Es 20,1-17
Sal 18
1Cor 1,22-25
Gv 2,13-25
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