RUMINATIO SINODALE – 46
5° tema: “Corresponsabili”
A ciascuno il suo peso, non solo quello di qualche chilo in eccesso, bensì il peso delle idee e delle scelte che, da che mondo è mondo, vanno a caratterizzare la vita di ogni persona. Tutti sappiamo che c’è una consistenza nella vita che non è data dalle sole cose materiali che si possiedono. Il volume specifico del proprio io e la densità della propria storia personale, fatta di cura di sé e di relazioni con gli altri, rivelano innegabilmente di che cosa una persona è fatta, da che cosa essa è abitata, che cosa la alimenta e la impreziosisce per solidità e per valore dei passi che essa compie giorno dopo giorno.
Se è vero che ognuno vive con la consistenza e il peso di ciò che possiede dentro, sottopelle, è più che chiaro che è solo per la robustezza dei pensieri e degli affetti che le persone si possono salvare dai tornado di passaggio. Del resto, persone di peso sono quelle che portano dentro se stesse una tale mole di esperienze e di convinzioni di vita da non lasciarsi trasportate poi, loro malgrado, dagli eventi della loro vita o dalle storie di vita degli altri.
Sui propri piedi si portano sì i pesi di vissuti tutti personali, la pesantezza del proprio io, i tanti frammenti di altrettante esperienze passate, così come talvolta anche la fatica di avere fatto un po’ da cireneo degli altri; ma sui propri piedi si sceglie di stare e di restare, vigili e coraggiosi, ancorati e ben saldi sulle proprie scelte di vita. Che si tratti davvero di coerenza al proprio spessore di vita?
È la sostenibile pesantezza del nostro mondo dentro a darci solidità interiore, il peso specifico delle nostre esperienze di vita, la possibilità di un contrappeso di storia personale capace di contrastare il continuo passare delle cose. Peso e solidità, consistenza e tenuta del nostro vissuto interiore ci danno la forza di affrontare i tanti pericoli di leggerezza e di irresponsabile superficialità. È un po’ come quando siamo spinti a continuare a voltare pagina nella vita, fino ad arrivare all’ultima, alla quarta di copertina del libro, e lì ritrovarci a leggere il prezzo che abbiamo pagato per restare noi stessi e non ciò che gli altri avrebbero voluto fare di noi: carta straccia.
Restando fedeli alla solidità dei nostri pesi di senso, salviamo noi stessi.