don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore
L’invidia delle altre 99 pecore

L’invidia delle altre 99 pecore

commento spirituale a
Mt 18,11-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «11-12 Provate a pensare: se un tale possiede cento pecore e gli accade che una si perde, che cosa farà? Non lascerà le altre novantanove sui monti per andare a cercare quella pecora che si è perduta? 13 E se poi la trova, vi assicuro che sarà più contento per questa pecora, che non per le altre novantanove che non si erano perdute. 14 Allo stesso modo, il Padre vostro che è in cielo vuole che nessuna di queste persone semplici vada perduta».

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Caro pastore Gesù,
non ci pare una bella cosa quello che hai appena detto. Va bene sorprendere gli ascoltatori con i tuoi discorsi ad affetto, ma spararle così grosse, non ci sembra proprio il caso. Adesso per te è più importante una sola pecora rispetto a tutte le altre? In fin dei conti noi siamo le 99, quelle che sono rimaste fedeli e sottomesse a ogni sussurro della tua voce. Quello che hai appena raccontato ci mette in secondo piano rispetto a “quella là”, la pecora smarrita.

Forse non ti sei accorto di noi? Se all’alba usciamo al pascolo è perché obbediamo alla tua voce; se non ci allontaniamo dal gregge è perché rispettiamo la tua voce; se alla sera ci incamminiamo velocemente verso l’ovile, senza fare mai tante storie, è perché siamo ancora attente alla tua voce; e se di notte non saltiamo il recinto, per divertirci altrove, è perché rispettiamo il tuo dormiveglia. E non facciamo molte altre cose, perché sappiamo che dobbiamo restare ferme al nostro posto. Non siamo certo come “quella là”, irrequieta e smaniosa di nuove avventure. A noi basta restare sicure all’interno del tuo recinto.

Se lei si è persa, è tutta colpa sua. Per una buona volta, si assuma le conseguenze della testardaggine che ha sempre avuto. Le avevamo detto più volte di non allontanarsi dal gruppo, di restare vicino a noi, di lasciare perdere i ciuffi d’era che stavano oltre il ciglio della collina. Ma lei niente. Se n’è andata per le sue vie, fino a perdersi del tutto. Certe pecore sono proprio così: si perdono per conto proprio e non certo per colpa tua, Gesù, che sei un pastore attento e scrupoloso; o per colpa nostra, che siamo un gregge modello. Come si dice? Ognuno è responsabile del suo destino.

Ma poi, in fin dei conti, “quella là” cosa credeva, che bastasse chiamarci, per correrle in aiuto? Se avessimo ascoltato i suoi belati, non avremmo potuto ascoltare la tua voce, che ci chiamava a raccolta e ci incitava a prendere docilmente la via del ritorno. In certi momenti della giornata bisogna sapere a quale voce dare attenzione e ascolto; e la sua voce ci risultava ormai estranea a quella di tutto il gregge: noi non diamo ascolto e non seguiamo la voce degli estranei!

Così, accompagnate dalle luci del tramonto, come ogni sera, anche questa volta siamo giunte all’ovile, tutte soddisfatte e rigonfie di pascolo. Come sempre tu ci hai contate una alla volta: risultato 99. Poi una seconda conta: sempre 99. Ci hai chiedi se sapevamo nulla della centesima pecora: chi l’aveva vista per ultima? Silenzio.

E tu che hai fatto? Ci hai chiuse dentro il recinto, ci hai lasciate da sole, senza difesa sicura, per andare a… cercare “quella là”! L’hai cercata fino a notte fonda; l’hai trovata sicuramente in condizioni pietose. E che le hai detto? Che cosa le hai fatto? Nessun rimprovero! Una bastonata? Una pedata nel sedere? Niente. Te la sei presa sulle spalle e, contento, l’hai riportata all’ovile. E noi?

Beh, che la storia sia andata come è andata, ci sta. Un po’ strana, però. Se non addirittura ridicola. In fin dei conti sei tu il pastore, Gesù, e sei tu che ti assumi la salute del gregge. Ma anche se “quella là” ora è ritornata all’ovile, non ci importa poi molto delle cure che tu lei hai prestato, così come hai fatto altre volte con noi. Quello che ci fa male dentro è che mai nessuna di noi è stata mai presa e portata sulle tue spalle. Lei invece sì! Lei, che non se lo meritava. E tu lei l’hai presa sulle tue spalle. E noi?

Ci siamo rimaste male, Gesù, altro che storie! E tu ci chiedi bello, bello: “Che ve ne pare?”. Secondo te, cosa dovremmo provare dentro vedere come la fedeltà e la sottomissione che ti abbiamo sempre dimostrato non siano state accarezzate da te allo stesso modo? Sai che ti diciamo? Noi siamo proprio gelose!

don sergio carettoni