venerdì
seconda settimana di quaresima
Sguardi distaccati e intelligenti ci aiutano a vedere le cose non solo da una certa distanza, con un buon grado di avveduta intelligenza, ma a fare molta attenzione a tutto ciò che nella vita, senza rendercene poi molto conto, di solito ci ritroviamo dentro come contorno.
La vera sfida è già in tasca, quando ci viene offerta la possibilità di scegliere se e quando prendere pratica in quella che si può definire la sublime arte dell’immersione nel mare di se stessi.
Non si tratta solo di iniziare a scendere in profondità e a scandagliare i fondali del proprio io, paesaggi dentro di bellezza unica e al tempo stesso di inaccessibili misteri. Più di tutto si tratta di scostare, togliere e liberare la propria persona dal velo talvolta ammaliante dell’apparenza e della piacioneria che, purtroppo, abbiamo tessuto un po’ tutti per illudere noi stessi e gli altri di essere i più preziosi sul mercato.
Alla fine, è più che giusto affermare che vivere di lunghi silenzi non vuole dire essere persone randagie di affetti, mosse dentro da una smodata passione per il proprio egocentrismo, oppure senza mai pace nel cuore.
La sapienza della vita insegna a tutti, indistintamente, che, più che lasciarsi mettere sottovuoto dalle persone accanto, è senza dubbio meglio riemergere dai propri fondali, ripieni di un senso nuovo, quello della bellezza propria e della propria libertà.
Liturgia della Parola:
Gen 37,3-4.12-13a.17b-28
Sal 104
Mt 21,33-43.45-46
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