Elevare se stessi è un qualcosa che ha a che fare con i verbi personali della fatica. Chi si rimbocca le maniche, chi si sforza, chi suda, chi tira un po’ più su se stesso è proprio quella persona che ha deciso di crescere nella sua vita in intelligenza, in capacità di sentimento, in esperienza di relazioni, nella forza dell’amore.
È una fatica personale, tutta da vivere in prima persona, perché nessuno può elevare gli altri se costoro non accettano a loro volta di collaborare in prima persona al processo della loro crescita esistenziale.
Frutto di un vero atto di coraggio per se stessi, elevarsi è un pensare e un sognare la propria persona in una realtà di maturazione e di positività, in misura maggiore rispetto al prima. Ci si eleva in meglio, mai per peggiorare la propria storia personale.
Eppure, nonostante la bellezza e la positività dell’atto dell’elevarsi, spesso capita che iniziano a sconvolgersi proprio le relazioni interpersonali in corso, una dopo l’altra, nessuna esclusa, perché non tutti sono disposti ad elevarsi a loro volta, a spostare i piedi della relazione reciproca su livelli e in luoghi da sperimentare ex novo. Il tu, quello di chi ha iniziato ad ascendere ad altro, suo malgrado inizia ad essere percepito dagli altri come un’arma contro: un tu insoddisfatto, un tu ambizioso, un tu egoista, un tu scomodo, un tu capace di andare più avanti rispetto al comune ritenere importanti la staticità e la sacralità dei legami interpersonali… e, alla fine, un tu provocatorio.
La fatica dell’elevarsi è l’atto più sacro che una persona possa fare verso se stessa, di se stessa, lasciandosi piano piano alle spalle l’inferno attorno e dentro, buttando lo sguardo già oltre tutto ciò che possa essere percepito tetro, oscuro e senza vita.
E mentre negli angoli del cuore e della mente, là dove è sempre accesa la battaglia con quei fantasmi che si ritengono impossibili da vincere, proprio il male fa luce sulla verità di ciò che siamo, affinché, per un dono di Grazia, sia possibile iniziare a ritrovare una specie di eleganza dell’anima, la speranza che c’è ancora una possibilità di bene per se stessi e per il mondo delle relazioni attorno e dentro.
Elevarsi diventa importante, fondamentale, irrinunciabile per non restare smarriti dentro e fuori la propria arca di Noè.