Nell’istante preciso in cui riusciamo a mettere da parte ogni inquietudine e via via inziamo a concentrarci sul respiro che stiamo abitando, in quel preciso momento ci scopriamo pellegrini di spazi infiniti, dell’assoluto davanti e dietro di noi, di luoghi e di mondi meravigliosi, fantastici fuori e dentro il nostro esistere.
Si sta nella vita non sospesi nell’incertezza dell’oggi e del domani, timorosi per ogni fulmineo secondo di folgorante novità, oppure mestamente uniti al solito e comune corteo di un gregge di pecore; come viandanti dell’assoluto neppure si può pensare di trovare senso e sapore ai propri giorni insieme a quelli che mettono la loro anima in compagnia e, senza quest’ultima, il silenzio, la solitudine e la verità di se stessi diventano le misure di un’esperienza terribile di inferno sulla terra.
Se pellegrini dell’infinito, ciascuno lo deve essere per conto suo e a modo suo, senza confusione o smarrimento per il proprio modo di percepire, sentire, assaporare la presenza in lui di Dio. C’è un sentiero dentro se stessi che lega a sé ogni dimensione dell’umano esistere, e Dio giunge proprio lì, i suoi piedi arrivano lì, lungo quella linea rossa e vitale di ogni persona, per offrire a chi lo accoglie come compagno di cammino la sua luminosa presenza di comunione.
Dio racchiude nei solchi profondi del suo sorriso più sapere di qualsiasi altra realtà sulla terra, e per parlare attende pazientemente il suo turno, secondo i tempi del nostro permettere a lui di prendersi cura di noi. È un afflato di pensieri e di cuori, un legarsi e un fondersi sempre più forte in unità, quello che cerca Dio con le persone, quello che i cercatori dell’assoluto vogliono sperimentare oltre i confini della pienezza divina, nel possibile Assoluto dei Cieli.
Inizia qui un nuovo viaggio, per cielo, per terra e per mare; ma più di ogni altro spazio da attraversare, un viaggio dentro la propria vita e la propria storia, dentro il respiro dei giorni e le onde delle proprie emozioni. Si tratta di un viaggio nella gradualità della propria crescita, in un diuturno lavoro di maturazione, fino a ritrovarsi un poco più avanti nella vita, esausti di felicità, quella degli amici dell’assoluto di Dio.