mercoledì
quarta settimana di quaresima
È un’esperienza sicuramente singolare, che va al di là del solito vociare interiore, impreziosito talvolta da istanti caratterizzati dentro da vuoti e da silenzi. È qualcosa che si ripete ogni giorno, nei momenti più impensati e imprevedibili. Si tratta di quei rumori interiori, non ben definiti e decifrabili, che fanno pur parte di tutte le storie personali e che è possibile udire solo dentro il sussurro di una voce lieve.
Di rumori felpati è davvero piena la nostra vita, quasi sempre legati all’ultimo residuo di un’eco, o percepiti prima ancora del sopraggiungere di un nuovo urlo. È quella particolare esperienza di ascolto interiore, personalissimo, di un mondo seppure sommerso, ma sempre presente nella vita di ciascuna persona e non solo gli animi più sensibili sanno udire e fare proprio; è esperienza comune a ogni uomo e a ogni donna.
Come siamo noi a scegliere i nostri ricordi, quello che vogliamo mettere cioè nella nostra bisaccia da viaggio, così siamo noi a decidere come dare forma alla realtà che ci sta dinanzi, poiché molto di quello che andremo a vivere e a sperimentare ha le sue radici proprio nel profondo di noi stessi. Quante cose vivono nei nostri cuori, ma quante volte invece sentiamo che noi non viviamo in nessuna parte del mondo se non riusciamo a mettere radice nella concretezza della linea rossa del nostro viaggio.
La tentazione è sempre quella di crearsi una vita che dipenda continuamente dagli alibi che avanziamo a ogni passo, giusto per giustificare un impegno, una scelta, uno sforzo vissuti a metà, sia per se stessi, sia nella relazione con le altre persone. Che si tratti di egoismo, di voglia di autosufficienza, oppure di incostanza e di mancanza di punti fermi nella vita? Certo è che un alibi dopo l’altro insieme non aiutano a crescere nella fiducia in se stessi e negli altri. O la via in discesa degli alibi, oppure il coraggio di fare uno sforzo in salita e rendere la propria vita migliore: questa è la scelta da compiere; e i rumori felpati ci aiutano ad ascoltare in profondità il nostro io interiore.
Che non ci capiti mai di fare come quelle persone, spesso inaridite e stanche, che si lasciano sopravvivere, alle quali gli basta solo arrivare a sera, bighellonando di qua e di là, in un tirare continuo a perdere tempo; e la loro sera diventa una sera tra le tante, una sera qualunque, una come molte altre. Per costoro, per tutti, per noi, è più che salutare darsi un ordine nella vita, cui fare riferimento passo dopo passo; è quanto di più educativo una persona possa scegliere come suo vero bene, per vivere anche i propri rumori felpati con il senso del battito del proprio cuore e con il guizzo della sua mente.
Ascoltare i rumori felpati è un modo per esseri così vicini alla pelle del modo da poterla toccare davvero.
Liturgia della Parola:
Is 49,8-15
Sal 144
Gv 5,17-30
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