6° tema: “Dialogare”
Se così non fosse, che senso avrebbe parlare? Se così non fosse, a quale scopo mettersi in ascolto di una persona per entrare dentro spazi e tempi di reciproco dialogo? Non è solo un parolare, cioè un cucire un vestito verbale a pensieri e ad emozioni, come se tutto risultasse un semplice passare senza troppa attenzione attraverso le proprie corde vocali. Parlare ha molto a che fare e a che vedere con la tigre sempre da domare che è dentro ciascuno di noi; perché se così non fosse, nell’azzardo della forza, le parole si trasformerebbero ogniqualvolta in artigli ben affilati contro la vulnerabilità altrui.
Con l’uso delle parole si sceglie quale e quanta relazione mettere in movimento con un’altra persona, quanto di noi rivelare all’altro, quanto dell’altro accogliere dentro un frangente caldo della nostra vita. Inizialmente si tratta di creare un contatto tra il proprio mondo e il mondo di chi ci sta dinanzi, mettere in relazione con l’altra persona quel qualcosa di noi che, seppur in modo apparentemente superficiale, già è l’inizio di un ponte di incontro, di ascolto, di racconto, di scambio reciproco di pensieri, di emozioni e di piccolissimi attimi e gesti di cura gli uni degli altri.
Parole che curano non è solo un’espressione che rasenta l’arte della poesia, ma è stimolo a ricordare sempre che anche con una sola parola si può rendere più umana, più bella, con più pienezza di senso la vita propria e quella di tanti altri compagni di viaggio. Dentro un dialogo tessuto e impreziosito con la scelta attenta e saggia di delicati fili di accoglienza, di gratitudine, di pazienza, di tolleranza e di perdono sono proprio le parole ad innescare via via processi di cura della salute fisica, dello stato emotivo e del benessere spirituale di ciascuno.
Infatti, le parole custodiscono dentro se stesse una forza di cura nella misura in cui sono messe nella condizione di favorire una trasformazione sana e positiva della nostra salute, della nostra mente, così come della nostra stessa anima.