È esperienza comune perdere una persona importante, non solo quella che purtroppo se n’è andata per sempre, perché ha cessato di respirare e di vivere in mezzo a noi, ma le persone che si sono staccate le une dalle altre, fino al punto che ciascuna ha deciso ed è andata per la sua strada.
Le persone le perdiamo davvero e per diversi motivi, tutti importanti, tutti incredibilmente ripetibili; e molto spesso non è facile ritrovare e recuperare le persone che abbiamo perduto, se non dopo molto tempo, solo dopo infiniti tentativi di riavvicinamento, fatti di pazienza e di fatica diuturna.
Altri, le persone importanti, le perdono dentro se stessi, pur rimando ad esse ancora apparentemente legati. Sono tutti coloro che hanno trasformato la propria storia d’amore in qualcosa di non più gestibile a livello di serenità e di calore umano, indebolendo all’interno della loro relazione anche la risanante forza attrattiva dell’amore. Sono persone che, anche se perse le une alle altre, restano ancora insieme – chissà perché? –, cercando di rispettare almeno il solo imperativo di non oltrepassare ufficialmente i confini della medesima storia.
Tutti perdiamo le persone quando, all’improvviso, senza appunto preavviso, a un tratto sterziamo la rotta verso un’altra direzione rispetto al senso di marcia condiviso, fino ad allora, all’interno della medesima storia d’amicizia. Perdiamo soprattutto le persone importanti, quelle che lo sono state gratuitamente in tanti momenti e passaggi della nostra crescita; le perdiamo a motivo dei nostri sbagli, dei nostri inguaribili egoismi, errori piccoli o grandi, ai quali non è facile rimediare, chissà, forse in un giorno lontano, oppure mai.
Eppure le persone smarrite ci restano dentro, con il loro vuoto, il loro mutismo, quasi raccolte tutte in un mondo parallelo a quello che stiamo freneticamente vivendo sotto gli occhi di tutti. Le persone smarrite diventano ricordo, nostalgia grande, prova certa di una delusione, motivo ancora acceso di una rabbia contro.
E quando alla sera chiudiamo la porta del giorno, dentro di noi il vuoto si allarga a tutta la nostra vita. Capiamo così che si perdono gli altri quando si è arrivati al punto di avere perso prima noi stessi; e ci accorgiamo che certi vuoti di relazione, se non proprio creati ad hoc, li abbiamo sicuramente facilitati con quello che senza senso, stupidamente, abbiamo pensato, detto e fatto un giorno.
A nulla serve, però, la conta delle sedie rimaste vuote, fare la spunta di chi c’è stato oggi dentro la nostra giornata, di chi ora manca, di chi se ne è andato dalla nostra vita, se ci fermiamo alla sola verità dei numeri.
È vero, i nostri occhi possono essere diventati anche gli occhi del vuoto, occhi brutti, abituati al negativo degli errori commessi e agli spazi ora non più abitati da chi era importante, ma questo non vuol dire che abbiamo perso del tutto la capacità di vedere ciò che attorno c’è ancora di buono, nonostante qualsiasi cosa, piccoli segni di positività, lo stupore per la bellezza dei colori esistenziali, messaggi importanti come quelli che non smettono di giungere e di bussare alla porta della nostra stessa vita, messaggi di amore anche per noi.