don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore
Servire Dio è una forza di gioia

Servire Dio è una forza di gioia

A un certo punto non basta più ascoltare Dio, già lo fanno in molti; non basta nemmeno conoscerlo e seguirlo, non basta neppure celebrarlo nella propria vita, anche qui sono in tanti che lo fanno. Oltre ad essere ascoltato, conosciuto, seguito e celebrato, Dio chiede di essere concretamente servito da noi, dai suoi amici, all’interno di un modo diverso, nuovo, più attivo della nostra relazione e del nostro stare con lui.

Servire Dio rende completo il nostro rapporto con lui, sia a livello personale sia a livello comunitario, e aggiunge alla nostra vita quel qualcosa che se non ci fosse renderebbe la nostra storia con lui e con gli altri una storia di fede vuota, senza la memoria delle scelte e delle opere concrete. E nell’atto del servire l’Altissimo, Dio stesso si trova ad entrare con i suoi amici in una profonda relazione di gratuità. Così come solo lui sa fare, Dio ci rende grazie per il servizio che a lui abbiamo reso con generosità e dedizione grande; ma soprattutto per avere dimostrato con l’operosità della nostra vita il nostro legame di amore con ogni realtà vivente. Altrettanto Dio fa con ciascuno di noi: in virtù del nostro amore per lui, lui smette di considerarci semplici e fragili suoi servi, ma amici del Figlio suo Gesù, divenuti in lui figli e figlie adottivi dell’unico Padre, destinatari anche noi dei segreti del suo cuore.

Nel verbo servire, cioè nel nostro gesto umano di porci operosamente di fronte a Dio, è contenuta una forza incredibile, la nostra forza di figli del cielo, quella addirittura di immobilizzare Dio di fronte alla danza della nostra gioia; proprio noi che abbiamo scelto di servirlo ogni giorno della nostra vita.

E Dio sta al gioco: ci guarda e gioisce a sua volta, a motivo della nostra scelta di collaborare alla gioia di tutti, vivendo a maniche rimboccate operosamente alla sua presenza e alla presenza di tanti fratelli e di tante sorelle, compagni di fede e di vita, apprendisti artigiani della bellezza dello stesso creato di Dio.

La scelta è chiara, quella di Dio e dei suoi interessi; così come è altrettanto chiaro il campo di lavoro, il mondo fatto dalle cose del Regno dei cieli; e l’evangelista Luca ce lo ricorda nel suo racconto evangelico: «Gesù disse ai suoi discepoli: “‘Nessun servitore può servire due padroni: perché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e il denaro”» (Lc 16,13). A questo punto è più che chiaro che nella vita si serve, sempre e ovunque, o una realtà o il suo esatto contrario ma, senza troppa discussione, la questione è capire chi si sta servendo e a che cosa giorno dopo giorno si stanno legando la nostra mente e il nostro cuore.

Alla fine servire Dio è scelta di campo e questione di coscienza, affinché in ogni cosa e in ogni istante della propria vita le intenzioni del cuore, l’esattezza e la puntualità delle cose fatte, la generosità prestata nel servizio di Dio, e di lui presente negli altri, rivelino al mondo la nostra vera identità di figli suoi e di testimoni della concretezza del suo amore.

don sergio carettoni