giovedì
quarta settimana di quaresima
Oh, finalmente incominciamo ad avere le prove che c’è una forma di vita oltre a quella che già conosciamo a pelle sul nostro pianeta Terra. Sinceramente, le prove le avevamo già, anche se poi abbiamo fatto finta di niente. Questa sensazionale notizia era già in nostro possesso da molto tempo, consegnataci gratuitamente millenni or sono. Eppure, come accade ogni volta, non siamo sempre disposti a credere a tutto ciò che ci viene detto se prima, praticamente, non abbiamo la possibilità di verificare, di toccare con mano e, in modo più che certo, accettare la concretezza delle notizie.
Ora lo sappiamo, in prima persona, altri pianeti abitabili, oltre questo nostro pianeta Terra, ci sono davvero; uno per ciascuno, uno in particolare per ognuno di noi, quello che si è scelto e si vuole raggiungere davvero. E il bello è che non c’è alcun viaggio da compiere alla ricerca di nuove terre, nessuna attraversata di mari impossibili verso chissà quali lidi sconosciuti. Tutto si gioca al porto della propria interiorità: il viaggio è dentro, il mare è dentro, l’attraversata è dentro e ogni orizzonte da raggiungere sta oltre il dentro che c’è in noi.
Silenzio, contatto con l’io profondo, coraggio affinché le mani allentino la presa di tutto ciò che sta fuori noi stessi, fiducia nella positività della paura, senso di sacralità per la propria auto elevazione anche nel tempo della sofferenza, diventano quel bagaglio personalissimo da portare con sé. Con solo il necessario, rifiutando ogni verbo e ogni parola dell’esagerazione, in noi ritroviamo la gioia di esercitare il diritto innato di entrare in scena dentro noi stessi, ciascuno dentro se stesso, proprio là dove un’onda nera d’invasione ha occupato angoli e anfratti di libertà.
Conservare il ricordo di una vita fuori senza per questo odiare il dentro, ci spinge ad affidare a un’altra storia, la storia della nostra vita. E la prova di una forma di vita oltre a quella che definiamo la nostra ci viene dalla vita di Gesù, un luogo altrove, altro da Sè, nella tranquillità di un Cuore tutto da abitare, quello di Padre.
In questo viaggio oltre noi stessi, oltre la forza di gravità che ci tiene saldamente legati alla terra che calpestiamo ogni giorno, Gesù ci insegna che alla morte non ci si abitua, mai!
Siamo fatti per un Oltre, già tutto da abbracciare dentro di noi.
Liturgia della Parola:
Es 32,7-14
Sal 105
Gv 5,31-47
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