don sergio carettoniblog curato personalmente dall'autore

Ti amo, anche da solo

commento spirituale a
Mt 26,14-27,66

Giuda tradisce Gesù

26,14 Allora uno dei dodici discepoli, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: 15 «Che cosa mi date se io vi faccio arrestare Gesù?». Stabilirono trenta monete d’argento e gliele consegnarono. 16 Da quel momento Giuda si mise a cercare un’occasione per fare arrestare Gesù.

I discepoli preparano la cena pasquale
17 Il primo giorno della festa dei Pani non lievitati, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo la cena di Pasqua?». 18 Egli rispose: «Andate in città da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire che il suo momento ormai è arrivato e che viene in casa tua con i suoi discepoli a mangiare la cena di Pasqua».

19 I discepoli fecero come aveva comandato Gesù e prepararono la cena pasquale.

Gesù indica il traditore
20 Quando fu sera, Gesù si mise a tavola insieme con i dodici discepoli. 21 Mentre stavano mangiando disse: «Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà».
22 Essi diventarono molto tristi e, a uno a uno, cominciarono a domandargli: «Signore, sono forse io?». 23 Gesù rispose: «Quello che ha messo con me la mano nel piatto, è lui che mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo sta per morire, così come è scritto nella Bibbia. Ma guai a colui per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito. Per lui sarebbe stato meglio di non essere mai nato!».
25 Allora Giuda, il traditore, domandò: «Maestro, sono forse io?». Gesù gli rispose: «Tu l’hai detto».

La Cena del Signore
26 Mentre stavano mangiando, Gesù prese il pane, fece la preghiera di benedizione, poi spezzò il pane, lo diede ai discepoli e disse: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».
27 Poi prese la coppa del vino, fece la preghiera di ringraziamento, la diede ai discepoli e disse: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue, offerto per tutti gli uomini, per il perdono dei peccati. Con questo sangue Dio conferma la sua alleanza. 29 Vi assicuro che d’ora in poi non berrò più vino fino al giorno in cui berrò con voi il vino nuovo nel regno di Dio, mio Padre».
30 Cantarono i salmi della festa, poi andarono verso il monte degli Ulivi.

Gesù sarà abbandonato da tutti

31 Allora Gesù disse ai discepoli: «Questa notte tutti voi perderete ogni fiducia in me. Perché nella Bibbia c’è scritto: Ucciderò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse. 32 Ma quando sarò risuscitato vi aspetterò in Galilea».
33 Allora Pietro cominciò a dire: «Anche se tutti gli altri perderanno ogni fiducia in te, io non la perderò mai». 34 Gesù replicò: «Io invece ti assicuro che questa notte, prima che il gallo canti, tre volte tu avrai detto che non mi conosci». 35 Ma Pietro rispose: «Non dirò mai che non ti conosco, anche se dovessi morire con te!».
E così dissero anche tutti gli altri discepoli.

Gesù prega nel Getsèmani

36 Intanto Gesù arrivò con i discepoli in un luogo detto Getsèmani. Egli disse: «Restate qui mentre io vado là a pregare».
37 Si fece accompagnare da Pietro e dai due figli di Zebedèo. Poi incominciò a essere triste e angosciato. 38 Allora disse ai tre discepoli: «Una tristezza mortale mi opprime. Fermatevi qui e restate svegli con me».
39 Andò un po’ avanti, si gettò con la faccia a terra e si mise a pregare. Diceva: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice di dolore! Però non si faccia come voglio io, ma come vuoi tu».
40 Poi tornò indietro verso i discepoli, ma trovò che dormivano. Allora disse a Pietro: «Così non avete potuto vegliare con me nemmeno un’ora? 41 State svegli e pregate per resistere nel momento della prova; perché la volontà è pronta ma la debolezza è grande».
42 Per la seconda volta si allontanò e cominciò a pregare, e disse: «Padre mio, se proprio devo bere di questo calice di dolore, sia fatta la tua volontà».
43 Poi ritornò dai discepoli e li trovò ancora che dormivano: non riuscivano a tenere gli occhi aperti.
44 Per la terza volta Gesù si allontanò e andò a pregare ripetendo le stesse parole. 45 Poi tornò verso i discepoli e disse: «Ma come, voi ancora dormite e riposate? Ecco, il momento è ormai vicino. Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani di gente malvagia. 46 Alzatevi, andiamo! Sta arrivando quello che mi tradisce».

Gesù è arrestato

47 Mentre Gesù ancora parlava con i discepoli arrivò Giuda, uno dei Dodici, accompagnato da molti uomini armati di spade e di bastoni. Erano stati mandati dai capi dei sacerdoti e dalle altre autorità del popolo.
48 Il traditore s’era messo d’accordo con loro. Aveva stabilito un segno e aveva detto: «Quello che bacerò, è lui. Prendetelo».
49 Intanto Giuda si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Maestro!». Poi lo baciò. 50 Ma Gesù gli disse: «Amico, si faccia quello che sei venuto a fare». Quelli che erano venuti insieme a Giuda si fecero avanti, presero Gesù e lo arrestarono.
51 Allora uno di quelli che erano con Gesù tirò fuori una spada e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52 Ma Gesù gli disse: «Rimetti la spada al suo posto! Perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada. 53 Che cosa credi? Non sai che io potrei chiedere aiuto al Padre mio e subito mi manderebbe più di dodici migliaia di angeli? 54 Ma in questo caso non si compirebbero le parole della Bibbia. Essa dice che deve accadere così».
55 Poi Gesù disse alla folla: «Siete venuti a prendermi con spade e bastoni, come se fossi un delinquente! Tutti i giorni stavo seduto nel Tempio a insegnare, e non mi avete mai arrestato. 56 Ebbene, tutto questo è avvenuto perché si compia quel che hanno detto i profeti nella Bibbia».
Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

Gesù davanti al tribunale ebraico

57 Quelli che avevano arrestato Gesù lo portarono alla casa di Caifa, il sommo sacerdote, dove si erano radunati i maestri della Legge e le altre autorità. 58 Pietro lo seguiva da lontano. Poi entrò anche nel cortile della casa e si sedette in mezzo ai servi per vedere come andava a finire.
59 Intanto i capi dei sacerdoti e gli altri del tribunale cercavano una falsa accusa contro Gesù, per poterlo condannare a morte. 60 Ma non la trovavano, anche se si erano presentati moltissimi testimoni falsi. Infine se ne presentarono altri due 61 che dissero: «Una volta egli ha dichiarato: “Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”».
62 Allora si alzò il sommo sacerdote e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa sono queste accuse contro di te?». 63 Ma Gesù rimaneva zitto. Poi il sommo sacerdote disse: «Per il Dio vivente, ti scongiuro di dirci se tu sei il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio». 64 Gesù rispose: «Tu l’hai detto. Ma io vi dico che d’ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo seduto accanto a Dio Onnipotente; egli verrà sulle nubi del cielo».
65 Allora il sommo sacerdote, scandalizzato, si strappò il mantello e disse: «Ha bestemmiato! Non c’è più bisogno di testimoni, ormai! adesso avete sentito le sue bestemmie. 66 Qual è il vostro parere?». Gli altri risposero: «Deve essere condannato a morte».
67 Allora alcuni gli sputarono in faccia e lo presero a pugni; altri gli davano schiaffi 68 e gli dicevano: «Indovina, o Cristo! Chi ti ha picchiato?».

Pietro nega di conoscere Gesù

69 Pietro era seduto fuori, nel cortile, quando una serva si avvicinò a lui e gli disse: «Anche tu stavi con quell’uomo della Galilea, con Gesù». 70 Ma Pietro negò davanti a tutti dicendo: «Non so nemmeno che cosa vuoi dire». 71 Poi se ne andò verso la porta del cortile. Là, un’altra serva lo vide e disse a quelli che erano vicini: «Questo era con Gesù di Nàzaret». 72 Ma Pietro negò ancora e disse: «Giuro che non conosco quell’uomo». 73 Poco dopo, alcuni dei presenti si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Certamente tu sei uno di quelli: si capisce da come parli che sei della Galilea». 74 Allora Pietro cominciò a giurare e a spergiurare che non era vero e diceva: «Io non lo conosco nemmeno!». Subito dopo un gallo cantò.
75 In quel momento Pietro si ricordò di quel che gli aveva detto Gesù: “Prima che il gallo canti, per tre volte avrai detto che non mi conosci”.
Allora uscì fuori e pianse amaramente.

27

1 Quando fu mattino, tutti i capi dei sacerdoti e le altre autorità del popolo si riunirono per decidere di far morire Gesù. 2 Alla fine lo fecero legare e portar via, e lo consegnarono a Pilato, il governatore romano.

La morte di Giuda e le trenta monete

3 Quando Giuda, il traditore, vide che Gesù era stato condannato, ebbe rimorso. Prese le trenta monete d’argento e le riportò ai capi dei sacerdoti e alle altre autorità. 4 Disse: «Ho fatto male, ho tradito un innocente». Ma quelli risposero: «A noi che importa? Sono affari tuoi!». 5 Allora Giuda buttò le monete nel Tempio e andò a impiccarsi.
6 I capi dei sacerdoti raccolsero le monete e dissero: «La nostra Legge non permette di mettere questi soldi nel tesoro del Tempio, perché sono sporchi di sangue». 7 Alla fine si misero d’accordo e con quei soldi comprarono il campo di un fabbricante di vasi, per destinarlo al cimitero per gli stranieri. 8 Perciò quel campo si chiama anche oggi “Campo del Sangue”. 9 Così si avverarono le parole del profeta Geremia: Presero le trenta monete d’argento, prezzo che il popolo d’Israele aveva pagato per lui, 10 e le usarono per comprare il campo del vasaio, così come il Signore mi aveva ordinato.

Gesù davanti a Pilato

11 Gesù fu portato davanti al governatore romano. Quello gli domandò: «Sei tu il re dei Giudei?». E Gesù rispose: «Tu lo dici».
12 Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità portavano accuse contro di lui, ma egli non diceva nulla. 13 Allora Pilato gli disse: «Non senti di quante cose ti accusano?». 14 Ma Gesù non rispose neanche una parola, tanto che il governatore ne fu molto meravigliato.

Gesù è condannato a morte

15 Ogni anno, per la festa di Pasqua, il governatore aveva l’abitudine di lasciare libero uno dei carcerati, quello che il popolo voleva. 16 A quel tempo era in prigione un carcerato famoso, di nome Barabba. 17 Quando si fu riunita una certa folla, Pilato domandò: «Chi volete che sia lasciato libero: Barabba, oppure Gesù detto Cristo?» – 18 Perché sapeva bene che l’avevano portato da lui solo per odio.
19 Mentre Pilato era seduto al tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Cerca di non decidere niente contro quest’uomo innocente, perché questa notte, in sogno, ho sofferto molto per causa sua».
20 Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità convinsero la folla a chiedere la liberazione di Barabba e la morte di Gesù. 21 Il governatore domandò ancora: «Chi dei due volete che lasci libero?». La folla rispose: «Barabba». 22 Pilato continuò: «Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?». Tutti risposero: «In croce!». 23 Pilato replicò: «Che cosa ha fatto di male?». Ma quelli gridavano ancora più forte: «In croce! in croce!».
24 Quando vide che non poteva far niente e che anzi la gente si agitava sempre di più, Pilato fece portare un po’ d’acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse: «Io non sono responsabile della morte di quest’uomo! Sono affari vostri!». 25 Tutta la gente rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!».
26 Allora Pilato lasciò libero Barabba. Fece frustare a sangue Gesù, poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

Gli insulti dei soldati

27 Allora i soldati portarono Gesù nel palazzo del governatore e chiamarono tutto il resto della truppa. 28 Gli tolsero i suoi vestiti e gli gettarono addosso una veste rossa. 29 Prepararono una corona di rami spinosi e gliela misero sul capo, nella mano destra gli diedero un bastone. Poi incominciarono a inginocchiarsi davanti a lui e a dire ridendo: «Salve, re dei Giudei!». 30 Intanto gli sputavano addosso, gli prendevano il bastone e gli davano colpi sulla testa. 31 Quando finirono di insultarlo, gli tolsero la veste rossa e lo rivestirono con i suoi abiti. Poi lo portarono via per crocifiggerlo.

Gesù è inchiodato a una croce

32 Mentre uscivano incontrarono un certo Simone, originario di Cirène, e lo obbligarono a portare la croce di Gesù. 33 Quando arrivarono in un luogo detto Gòlgota (che significa “Luogo del Cranio”), si fermarono e 34 vollero dare a Gesù un po’ di vino mescolato con fiele. Gesù lo assaggiò ma non volle bere. 35 Poi lo inchiodarono alla croce e si divisero le sue vesti tirando a sorte. 36 Dopo rimasero lì seduti a fargli la guardia.
37 In alto, sopra la sua testa, avevano messo un cartello con scritto il motivo della condanna: “Questo è Gesù, il re dei Giudei”. 38 Insieme con lui avevano messo in croce anche due briganti, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.
39 Quelli che passavano di là, scuotevano la testa in segno di disprezzo, lo insultavano 40 e dicevano: «Volevi distruggere il Tempio e ricostruirlo in tre giorni! Se tu sei il Figlio di Dio, salva te stesso! Scendi dalla croce!».
41 Allo stesso modo, anche i capi dei sacerdoti insieme con i maestri della Legge e le altre autorità ridevano e dicevano: 42 «Lui che ha salvato tanti altri, adesso non è capace di salvare se stesso! Lui che diceva di essere il re d’Israele, scenda ora dalla croce e noi gli crederemo! 43 Ha sempre avuto fiducia in Dio e diceva: ‘Io sono il Figlio di Dio’. Lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene!».
44 Anche i due briganti crocifissi accanto a lui lo insultavano.

Gesù muore

45 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la regione, fino alle tre del pomeriggio. 46 Verso le tre Gesù gridò molto forte: «Elì, Elì, lemà sabactàni», che significa “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. 47 Alcuni presenti udirono e dissero: «Chiama Elia, il profeta!». 48 Subito, uno di loro corse a prendere una spugna, la bagnò nell’aceto, la fissò in cima a una canna e la diede a Gesù per farlo bere. 49 Ma gli altri dissero: «Aspetta! Vediamo se viene Elia a salvarlo!».
50 Ma Gesù di nuovo gridò forte, e poi morì.
51 Allora il grande velo appeso nel Tempio si squarciò in due, da cima a fondo. La terra tremò, le rocce si spaccarono, 52 le tombe si aprirono e molti credenti tornarono in vita. 53 Usciti dalle tombe dopo la risurrezione di Gesù, entrarono a Gerusalemme e apparirono a molti.
54 L’ufficiale romano e gli altri soldati che con lui facevano la guardia a Gesù si accorsero del terremoto e di tutto quel che accadeva. Pieni di spavento, essi dissero: «Quest’uomo era davvero Figlio di Dio!».
55 Molte donne erano là e guardavano da lontano. Esse avevano seguito e aiutato Gesù fin da quando era in Galilea. 56 Tra le altre, c’erano Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

Il corpo di Gesù è messo nella tomba

57 Ormai era già sera, quando venne Giuseppe di Arimatèa. Era un uomo ricco, il quale era diventato pure lui discepolo di Gesù. 58 Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere.
59 Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60 e lo mise nella sua tomba, quella che da poco si era fatto preparare per sé, scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andò.
61 Intanto due delle donne, Maria Maddalena e l’altra Maria, stavano lì sedute di fronte alla tomba.

Le guardie sorvegliano la tomba di Gesù

62 Il giorno dopo era sabato. I capi dei sacerdoti e i farisei andarono insieme da Pilato 63 e gli dissero: «Eccellenza, ci siamo ricordati che quell’imbroglione, quand’era vivo, ha detto: “Tre giorni dopo che mi avranno ucciso, io risusciterò”. 64 Perciò ordina che le guardie sorveglino la tomba fino al terzo giorno, così i suoi discepoli non potranno venire a rubare il corpo e poi dire alla gente: “È risuscitato dai morti!”. Altrimenti quest’ultimo imbroglio sarebbe peggiore del primo.
65 Pilato rispose: «Va bene: prendete le guardie e fate sorvegliare la tomba come vi pare».
66 Essi andarono, assicurarono la chiusura della tomba sigillando la grossa pietra e poi lasciarono le guardie a custodirla.

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Non è certo la prima Pasqua a cui Gesù sta per partecipare. A differenza delle altre celebrazioni degli anni passati, egli sa che in quella di quest’anno la vittima sacrificale non è più un giovane agnello, ma lui stesso.

A nulla servono le voci chiassose di chi lo proclama re, figlio di Davide, di coloro che cantano “osanna” e di quanti stendono il loro mantello al suolo, al suo passaggio. Egli è diretto ad entrare nella città di Gerusalemme.

Non è certo un Gesù che si lascia incantare da quanto sta vedendo, dall’apparente accoglienza e riconoscenza di una folla festante che lo proclama il “benedetto da Dio”. Poco tempo prima, guardando da lontano la Città santa, preparandosi all’incontro con questa folla festante, Gesù aveva pianto per la mancata fede in lui dei figli del popolo eletto, di Israele, del popolo dell’antica alleanza.

Ora Gesù è qui, consapevole di non celebrare più la Pasqua ebraica, la festa del ricordo della liberazione e della cena dell’agnello. Egli è qui, nella Città santa, per offrirsi volontariamente come l’agnello di Dio, per il riscatto dell’uomo da ogni forma di schiavitù e di commistione con il peccato. Egli è qui anche per liberare l’ebreo osservante da una religione che è diventata cieca e sorda, che non sa riconoscere addirittura la venuta e la visita del suo Messia, del liberatore inviato da Dio. Gesù ora è l’agnello, l’agnello immolato, perché rifiutato. E proprio perché è il Figlio di Dio, venuto a visitare il suo popolo, egli continua a condividere il cammino dell’umanità sofferente, desiderosa di ritornare alla comunione con il suo Creatore.

Il disegno, che Gesù vuole realizzare “usque ad mortem”, è quello della prossimità di Dio verso ogni persona. Benché non accolto dai suoi, Egli non abbandono però quanti credono in lui, nella sua parola e nel suo amore misericordioso. Il giovane Rabbi sa di essere un segno dell’amore del Padre per l’umanità intera. Sa di essere la mano tesa di Dio all’uomo, impegnato nella sua ricerca della via della libertà da ogni forma di peccato. Gesù lo sa e, benché sottoposto alla farsa di un processo tendenzioso e accuratamente volto alla sua condanna a morte, non dubita della volontà del Padre, non retrocede in fedeltà, in fiducia, in amore a Dio e a quanti ancora credono in lui. Egli sa di essere il Figlio prediletto dell’Altissimo.

La via della passione, che sta portando Gesù al luogo della sua morte, si inerpica su per il pendio del Golgota, per la china di quel monte di peccati e di dolore che costituiscono insieme l’esperienza ultima: la morte di ogni figlio, e in questo istante il Figlio di Dio.

Lungo questo sentiero, che ha per méta la croce, assistiamo increduli al crollo dei discepoli, alla fuga di alcuni, al rinnegamento di altri, alla paura di tutti. Eppure, questi formavano fino a poche ore fa il gruppo dei discepoli del Maestro di Nazareth; erano la sua famiglia, poiché erano coloro che avevano ascoltato la sua voce e avevano bramato di realizzare nella loro storia personale la volontà del Padre dei cieli. Ma, ora, dove sono?

Benché distrutto nella sua corporea umanità, Gesù prosegue anche da solo il cammino della croce. E nella solitudine, pur di restare fedele a Dio, passo dopo passo, avanza verso il sacrificio senza limiti di se stesso e del suo amore. Non si ama che così, senza limiti, senza mezze misure, fino alla consumazione totale del proprio cuore. Questa è la forza e la saldezza interiore di Gesù, il quale continua a restare fedele a Dio, e, così facendo, continua ad amare tutti e ciascuno, anche quando i suoi passi lo portano fuori dalle mura di Gerusalemme, rifiutato dalla stragrande maggioranza dei suoi abitanti.

Gesù se ne va solo, con la sua croce. All’appuntamento con la morte e all’apparente vittoria del Male e del peccato su di lui, egli si presenta da solo. Il giorno della collera e della veemenza del Male sembra avere il sopravvento sul Figlio dell’Uomo, sul Figlio del Bene incarnato nella storia dell’umanità, su quanto Egli ha insegnato e su quanto Egli ha fatto per risvegliare il cuore dei suoi discepoli al passaggio di Dio.

Ma anche nel momento più estremo, in cui avrebbe umanamente potuto soccombere sotto il peso del suo martirio, Gesù fa un ultimo gesto, si affida a Dio: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito». Non è una semplice preghiera di abbandono, di fiducia disperata. È la vittoria della fede in Dio e la sconfitta del Male; è l’ultimo atto di volontà orientato a Dio, riconosciuto come il Padre attento al dolore del Figlio suo e di noi figli e figlie nel Figlio.

Nel suo atto di abbandono al Padre Gesù apre la via alla salvezza, che ogni credente abitato dal suo Spirito può ora percorrere. È la via del ritorno a Dio. È la possibilità di rimettere nelle mani del Padre anche il nostro spirito. È, infine, un autentico atto di amore, quello dell’uomo che ritorna ad amare Dio anche dopo avere perso la propria vita lungo la via del Male.

 

don sergio carettoni