RUMINATIO SINODALE – 56
6° tema: “Dialogare”
Magari fosse solo questione di un cambio di look, quel qualcosa di diverso da indossare, di più comodo, di più adatto al prossimo appuntamento. Un cambio look che renda più graditi soprattutto là dove, se vestiti sempre nello stesso modo, si rischia di risultare fuori luogo, un po’ vintage, sicuramente troppo disallineati allo stile convenzionale, scelto dagli altri.
Sempre per nulla facile, a differenza invece dall’indossare o dal togliere un vestito, il dialogo non può mai ridursi ad una semplice questione di calzare parole, di ricoprirsi di frasi di circostanza; piuttosto esso si gioca tutto dentro una relazione di qualità, cioè riconoscendo e curando il primato dell’alternanza tra persone che parlano e persone che ascoltano. È uno stile di umana prossimità, quello del dialogo, che si traduce in uso educato della facoltà del parlare e dell’ascoltare.
È un po’ come affermare che non può esistere un dialogo veramente umano se questo non fa suo lo stile della carità. La verità delle parole, dette ed ascoltate, può essere elemento di edificazione reciproca quando diventa espressione della carità dei pensieri e dei moti del cuore. Se così si sceglie che sia, allora ogni parola si trasforma in occasione di incontro profondo e mai di perdita gli uni degli altri.
All’interno della propria volontà di apprendere l’arte del dialogo tutto può concorrere e facilitare quel processo di arricchimento reciproco che va poi a purificare e a qualificare sempre di più la ricerca appassionata e condivisa di cose, di valori, di scelte che aprono ciascuno a sentieri di liberazione.
E lo stile più bello, quello che richiama e rimanda tutti a quel qualcosa che sta un passo oltre la sola nostra esperienza umana, è quello che si invera nel profondo di ciascuna persona, facendo sì che l’arte del dialogare accenda in tutti la scintilla del miracolo della riparazione dei cuori.