RUMINATIO SINODALE – 19
2° tema: “Ascoltare”
È un po’ un’illusione, ma spesso si convive anche con essa, quella soprattutto di credere che la nostra capacità di ascoltare una persona sia più che sufficiente per l’intensità dell’attenzione prestata e per la memoria ferrea con la quale ci ricordiamo poi quanto ci è stato confidato. Invece, le cose viaggiano per un’altra strada, con una dimensione molto più sottile, molto più di valore umano.
Si tratta di fare una conversione mentale non da poco e di iniziare a credere con tutto se stessi che nell’ascolto avviene l’inizio di un primo incontro di senso con una persona. Sempre nell’ascolto si ha poi modo di addentrarsi nel vissuto della sua storia personale, per scendere ancora di più, per immergersi fino alla comprensione della radice delle sue idee, dei suoi affetti e delle scelte precedentemente compiute.
E perché l’ascolto porti all’incontro rivelativo e autentico con l’altro, ecco la necessità primaria che le orecchie non siano riecheggianti di pregiudizi, di preclusioni o di precomprensioni sul vissuto delle altre persone. Essere liberi nell’arte dell’ascoltare equivale a non imprigionare mai gli altri dentro generici stereotipi, ma riconoscere a ciascun interlocutore l’originalità e il valore irripetibile della sua identità personale.
Ostacolo all’incontro rilevante, sanante, evolutivo e potenziante – forse parole grosse queste, ma sicuramente parole che danno valore al cuore, alla mente e alla volontà di ciascun essere umano – è quello di giudicare gli altri, senza la carità del cuore di mettersi nei loro panni concreti e trovare, così, modo e stile di essere comprensivi di ciascuno e compassionevoli verso tutti.
È proprio perentorio, senza ascolto vero non c’è possibilità di vivere la positività di incontro umano.