alla sera del giorno
11.10.2018
Sedersi al bordo della vita, per rimettere mano alle pagine del proprio diario, non è fuga dalle proprie responsabilità di tempo e di spazio, il tentativo scaltro di cercare l’arresto voluto del dovere del proprio incedere per i sentieri del mondo. Piuttosto, è un tentativo di rilettura di tutto quello che è stato, di ogni esperienza, ormai abbandonata alle nostre spalle, foriera a suo tempo di insegnamenti di vita.
Più che lasciarci andare al passato, quasi rassegnandoci a ciò che è stato di noi, con gli occhi tuffati dentro il nostro diario l’atto importante è quello di trovare in ciò che abbiamo vissuto tutto quello che potrebbe essere ancora vero e importante, ora vivo e riproponibile oggi e domani.
Ci sono tratti delle nostre esperienze personali che hanno – come comunemente si dice – sette vite come i gatti, cioè non esauriscono il loro senso e la loro potenza vitale all’interno di un solo momento della nostra vita. Puntualmente, in circostanze diverse e in momenti da noi certamente non programmanti, quattro dimensioni del nostro essere persone ritornano puntualmente. In gioco ritorna il cuore, con i suoi ritmi accelerati o rallentati da scelte più o meno coraggiose; in gioco c’è anche la disponibilità verso la vita, rifuggendo in essa ogni tentativo di chiusura e di ripiegamento sulle nostre ragioni; in gioco ritorna anche il valore della solidarietà verso la creazione intera e, curiosamente, verso Dio; infine, in gioco si ripresenta la scelta ardita di servire l’uomo in ogni istante della sua parabola esistenziale.
Se quattro sono le dimensioni del nostro essere uomini e donne, le stesse diventano le quattro ragioni per le quali rialzarsi ogni mattina e con fiducia rimettere mano alla propria vita. Con un respiro grande, sempre vivo nell’anima, abbiamo l’opportunità di condividere con mille altri compagi di vita lo stesso movimento del cuore, perché né servile, né inumana, sia la nostra obbedienza all’esistenza che ci è data di vivere, ma in ogni nostra realtà personale riecheggi l’imperativo alla libertà.
Invitandoci
mettere da parte ogni giudizio proprio
e quelli scaltramente condivisi con gli altri,
Tu ci chiedi, Signore, di non smettere mai
di respirare a pieni polmoni la tua libertà.
Ci ricordi che i nostri cuori
hanno più che mai bisogno di inspirare la tua vita,
di lasciarsi strabiliare dalla bellezza del tuo amore,
di rispondere alla tua chiamata amicale,
affinché ogni nostra scelta sia a Te fedele,
ogni nostra scelta sia per noi occasione
per raccontare al mondo
la passione dei nostri cuori.
Aiutaci ad essere ogni giorno, Signore, in sintonia con Te,
a costruire in noi un retto sentire
secondo la tua volontà di bene e di felicità per l’umanità intera,
un retto vivere in profonda armonia con Te e con il creato.
Ed è per questo desiderare un respiro sempre nel cuore,
che Ti chiediamo, Signore, di aiutarci a trovare in Te
finalmente quella pace che finora abbiamo cercato invano,
impegnandoci a contemplare i misteri del tuo amor
in ogni realtà che ci accompagna giorno dopo giorno
fino all’incontro finale con Te.