Non è un titolo provocatorio, semmai un modo diverso, alternativo, per riaffermare verità essenziali per chi dice di credere ancora in Gesù e nella Chiesa.
Se come un tempo, ancora oggi alcuni tendono a separare la persona di Gesù da quella dell’istituzione Chiesa, tanto da affermare di essere disposti a credere in lui ma non nella comunità di quanti dicono di essere suoi discepoli, ciò non toglie che vi sia in questo gesto di presa di posizione la denuncia di un disagio interiore del tipo: “nella Chiesa non mi sento a casa!”.
A detta di costoro, è facile lasciarsi coinvolgere dal messaggio esaltante del vangelo, dove parole come pace, solidarietà, accoglienza degli altri, servizio, amore… si auto-elevano a valori universali di riferimento; valori non solo spirituali ma soprattutto per un vivere alternativo rispetto ad una società con ferite simili in ogni tempo. Altro, tuttavia, è riscontrare come quanti abitano la Chiesa mettano effettivamente in pratica questi insegnamenti nella ferialità della loro vita.
Senza arroganza alcuna, checché se ne dica, nella Chiesa le cose potrebbero andare sicuramente meglio. E qui non si sta scrivendo di come riorganizzare l’istituzione Chiesa, o dei vari modi per fare qualcosa di nuovo rispetto a un passato che torna ciclicamente a onda. Le cose potrebbero andare meglio a partire da chi nella Chiesa dice di sentirsi a casa e in essa lavora al fine di realizzare “ideali altri”, rispetto a quelli proposti dalle mode del momento, ideali di vita così come vissuti in prima persona da Gesù. Questo è il punto sorgente del problema: Gesù! Ma di quale Gesù vogliamo parlare?
Nel racconto del suo vangelo Giovanni riporta l’episodio in cui proprio Gesù, si accorge di essere seguito da alcune persone, si ferma, si volta e a loro chiede con esatta precisione: “Che cosa cercate?” (Gv 1,38). Pur a distanza di secoli, la domanda è ancora attuale e il suo eco è facilmente udibile da orecchie attente alla delicatezza di questi discorsi. Un eco della domanda di Gesù lo riascoltiamo all’interno dell’attuale esperienza di Chiesa: in quella che potremmo definire la sua relazione intima con Gesù, che cosa cerca (la Chiesa)? Molte, tante, diverse cose, alcune indispensabili, altre più o meno utili. Tuttavia, c’è nella Chiesa un bisogno primordiale irrinunciabile, l’urgenza di restare un tutt’uno con il fondatore di essa, Gesù, per trovare in lui la forza necessaria per mettere in atto esperienze di comunione fraterna, itinerari di autenticità, percorsi di fede rinnovata e condivisioni di storie passate e presenti di vita.
Quanto bisogno c’è oggi nella Chiesa e attorno ad essa di familiarità nelle relazioni interpersonali, di ritrovata identità, di stili e qualità di vita sempre più riflesso delle illuminanti pagine del Vangelo! Ma sarà mai possibile tutto questo? No? Sì? Io penso proprio di sì, a patto che ciascuno che nella Chiesa sceglie di abitare, non rinunci a credere alla presenza spirituale e fisica in essa proprio di Gesù. Qui si tratta di non staccare il Gesù della storia dal Gesù della fede e, quindi, dal Gesù della Chiesa!
È certo che la Chiesa, quella in cui sempre più persone scelgono di non credere ed appartenere, più pone al centro del suo esistere la persona di Gesù, più diventa forza attrattiva per coloro che cercano Gesù, inteso come “via, verità e vita” della propria storia personale. È sempre questione di autenticità, come le opere di un autore, il quale resta unico nel tempo per la sua originalità. A detta di molti, per restare autentica nella sua identità, la Chiesa ha bisogno di ritrovare il suo Autore, Gesù.
Dunque, buona ricerca, e che lo sia in modalità permanente!