A mio giudizio, sono proprio cinque i verbi da abitare con tutto se stessi, per entrare in contatto e in relazione con il mondo di Dio. Sono soprattutto i verbi che hanno a che fare con le dimensioni dell’umano, un mondo che a tutti è offerto di ricolorare dentro la vita pulsante della medesima Chiesa. Un mondo che ci è offerto di sperimentare e nel quale è possibile ritrovarsi alla fine trasfigurati dalla stessa luce di Dio.
All’interno dell’elenco infinito dei verbi ecclesiali, cioè i verbi che ci possono presentare e descrivere la Chiesa, la sua identità, il senso del suo esistere, la sua operosità nella vita del singolo fedele e in quella ancora più grande del mondo intero, tra tutti i verbi ne scegliamo cinque – ascoltare, conoscere, seguire, celebrare e servire –, usandoli come verbi-chiavi, per aprire e per oltrepassare cinque porte importanti, oltre le quali abbiamo modo di capire come diventare e restare ancora oggi la Comunità dei discepoli e delle discepole del Risorto.
Cinque verbi, cinque chiavi, per aprire a loro volta cinque porte, per scoprire come ascoltare, conoscere e seguire la Parola di Dio; per capire come celebrare l’amore trinitario di Dio per noi e in noi; e, infine, per scegliere come assumere l’atteggiamento giusto del servizio da rendere con amore a lui, e attraverso di lui, ai fratelli e alle sorelle a noi affidati.
Una domanda sorge spontanea: chi è proprietario esclusivo di queste chiavi? Chi può avanzare il diritto di usarle? Chi le può maneggiare a ragione e farle passare di mano in mano? Altrettanto veloce è la risposta: tutti, ciascun discepolo del Signore, e in particolare ciascun cercatore dell’amore di Dio. Pur riconoscendo alla Chiesa la capacità materna di sapere insegnare ai suoi figli e alle sue figlie il modo giusto e corretto di usare le porte e le chiavi della propria Comunità cristiana di riferimento e di appartenenza, anche la persona più lontana dalla Chiesa ha il diritto di impugnare la maniglia di una di queste porte, e provare, almeno per una volta nella vita, a girare la chiave ed entrare là dove tutto si vive e si accoglie nella Chiesa alla luce della volontà innamorata di Dio e per sua pura gratuità.
La magia di queste cinque porte e cinque chiavi, se così si può dire, è anche invito esplicito al valore della responsabilità. Ciascuno è responsabile del suo percorso di vita, delle porte che apre e delle porte che chiude, delle relazioni in entrata e in uscita; responsabile di quanto trasporto e di quanta passione è capace di vivere e metterci nella ricerca di Dio oppure, purtroppo, responsabile del suo freddo allontanamento e del suo fermo rifiuto delle realtà del Cielo. Senza sciupare nulla di quanto potrebbe essere possibile, la responsabilità sta appunto nel decidere se impugnare o meno la maniglia di queste tre porte, se praticare i verbi dell’ascoltare, del conoscere, del seguire, del celebrare e del servire come i verbi-chiave da usare per aprire le porte di un mondo, quello di Dio, tutto da esplorare in avanti.
Per chi è già incamminato lungo la via della sua fede, per chi ha compreso la responsabilità di ciascuna chiave, questo fratello, questa sorella, ha intuito il potere liberalizzante contenuto in ciascuna chiave ed oltre ogni singola porta. Ciò che si ascolta, quello che si conosce, quanto si è disposti a seguire, quello che si celebra, quello che si fa per il bene delle altre persone ha dentro di sé la forza di liberare se stessi e le altre persone da qualsiasi angusto e buio spazio di vita, e non solo. Incredibilmente la forza della comunione all’interno della stessa Comunità parrocchiale è il primo risultato ottenuto insieme dalla scelta di usare in forma condivisa le medesime chiavi.
Condividere l’ascoltare, condividere il conoscere, condividere il seguire, condividere il celebrare e condividere il servire, appunto, tutti insieme questi cinque verbi costruiscono comunione, fraternità, spirito e vita di Chiesa. Al tempo stesso, da parte della Comunità dei credenti, la frequentazione assidua di questi verbi, diventa occasione e invito rivolto a ogni persona, affinché tutti coloro che nella loro vita sono alla ricerca dell’amore di Dio siano da esso attratti e, grazie alla luce della testimonianza di chi già abita la casa di Dio, la Chiesa, si decidano in cuor loro a muovere i primi passi della fede e dell’amore, al fine di raggiungere la meta condivisa dello spartire e dell’abitare l’eredità degli spazi infiniti del Regno dei cieli.